Volley, di padre in figlio il debutto fra i “grandi”

PADOVA
Figlio d’arte. Pianista. Ma, soprattutto, giocatore “al servizio” della squadra. In senso letterale. Basti dire che tutti e cinque i punti messi a segno nella Superlega di volley da Pietro Merlo, uno dei tanti giovani promossi in prima squadra in questa stagione, sono arrivati dalla linea dei nove metri. Nella domenica di sosta della Kioene Padova andiamo a conoscere questo ragazzo, che non parte titolare ma va in campo in ogni partita. Chi assiste spesso ai match bianconeri d’altra parte lo sa: uno dei cambi più tipici di coach Cuttini è quello che manda in battuta questo schiacciatore ventunenne di Thiene, nelle scorse due stagioni in forza all’under 20 bianconera, prima di essere promosso fra i “grandi”. «Effettivamente è un dato curioso», commenta il diretto interessato, «per le necessità della squadra ho iniziato ad allenarmi quotidianamente dai 9 metri e ormai, nel classico 6 contro 6 in allenamento, sono sempre dalla parte del sestetto che deve andare alla battuta». Papà Paolo fu centrale nella Sernagiotto e nel Charro Padova dal 1989 al 1991 (giocò tra l’altro a Modena, Treviso, Schio, Montichiari e Roma). «Lui ha sempre cercato di darmi buoni consigli, sin dai tempi delle giovanili. Purtroppo quest’anno abbiamo meno momenti per farlo, perché io vivo a Padova mentre lui è a Vicenza con mia mamma, dove abitiamo da sempre. Ma le occasioni per sentirci e parlare di pallavolo non mancano, i miei genitori mi sono sempre vicini». Non solo volley per Pietro. «Sono iscritto all’Università di Padova, al terzo anno d’Ingegneria informatica, e ora sto preparando “Basi di dati”. Allenarsi a pallavolo e studiare sono cose che stancano molto. Se ai tempi delle giovanili lo sport poteva essere uno sfogo dopo lo studio, ora sono diventati due lavori. E bisogna dare il massimo in entrambi gli ambiti». In più, è anche un musicista. «Suono il pianoforte da 15 anni. È stato un lungo percorso iniziato dalle elementari, accompagnato dallo studio della storia della musica e da lezioni al piano con un insegnante. Da piccolo la vivevo come un’imposizione, ma ora devo ringraziare i miei genitori perché questa è diventata una grande passione alla quale non potrei assolutamente rinunciare. Ma non sono il solo ad amare la musica in squadra. Leonardo Ferrato è un vero e proprio cantautore: scrive testi e canta molto bene. A giugno, poi, ho ricevuto in regalato un ukulele e sto imparando a suonarlo da autodidatta con Mattia Bottolo, con cui condividiamo l’appartamento». —
D.Z.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova