Pazza Basilea, a Capodanno dall’antica fontana zampilla vino...
E per i mercatini una mega “piramide natalizia” fa girare presepi e sogni. Nella città in riva al Reno, la più “europea” fra quelle svizzere, orgogliosa dei suoi 40 musei in 37 kmq, convivono grande arte e architetture contemporanee, il folle Carnevale al buio ed Erasmus...

A Basilea c’è una fontana da cui a Capodanno zampillerà vino al posto dell’acqua. Un vino speziato, l’ippocrasso, che richiama un’antica tradizione medievale. Tutti ad attingere con i caratteristici boccali sul bordo marmoreo dell’antica Fontana del Tritone per rinnovare un rito che, assicurano i basilesi, sia beneaugurante.

Che i cittadini di Basilea e del suo Cantone siano un po’ matti, beh: diciamo eccentrici, lo si riscontra ad ogni festa del calendario. Prendiamo i mercatini di Natale, che in questo angolo di Svizzera incastonato fra Germania e Francia, transnazionale per cultura e tradizione, sono un’amata consuetudine. Ecco: fra un mare di bancarelle, in Barfüsserplatz, si erge una “piramide di Natale” di dimensioni giganti.
Ricorda quelle pittoresche della Sassonia, miniature di legno in cui la grande elica mossa dal calore delle candele fa girare tre piattaforme circolari, mostrando scene della Natività. A guardarle si ritorna all’infanzia… Ma anche quella di proporzioni mega di Basilea fa il suo effetto…

I decori di Wanner che tanto piacevano a Diana
Il mercatino di Natale di Basilea, che si estende fra la stessa Barfüsserplatz e la Münsterplatz (quella della millenaria cattedrale), è uno dei più grandi, più famosi e più belli della Svizzera. Nella città vecchia, da tempo liberata dalle auto perché a Basilea la vita scorre sui binari degli ecologici tram, è un brulicare di persone fra bancarelle e piccoli chalet rustici, all’ombra dell’albero di Natale firmato dal famoso decoratore e artista Johann Wanner, le cui decorazioni erano le preferite anche dalla Principessa Diana.
Davanti alla sua vetrina è uno sfavillio di cristalli e di nastri colorati. Fra un brulé e un concerto, il Natale di Basilea conserva un fascino antico. Coinvolgente e ammaliante. Rende più bella anche la consigliatissima visita al Museo del Giocattolo, che fa tornare bambini fra quella moltitudine di orsacchiotti in peluche impegnati persino a pilotare vecchie macchine da corsa.
Verso sera è il momento di gustare oltre al vin brulé, i waffel, le salsicce o la raclette. Magari con lo sguardo rivolto alla città dall’alto di una terrazza per apprezzare anche il maestoso corso del Reno, sulle cui acque l’attività non si ferma mai. Sono in tanti, poi, ad affidare un sogno al grande libro dei desideri custodito come una reliquia nel palazzo municipale.
Nei tanti cortile segreti della città il Natale porta luce e fantasia di addobbi, impossibile resistere alla tentazione di infilarsi sotto gli androni per scoprire sorprese sempre nuove.
Finite le festa a Basilea inizia il countdown del Carnevale, altra festa che accende la città. Il Carnevale di Basilea, che affonda le sue origini nel XIV secolo, viene infatti chiamato «Drei Scheenschte Dääg» (tre giorni più belli). Una festa così bella e originale che è stata inserita nella Lista del Patrimonio culturale immateriale dell’Unesco.
Il Carnevale "matto” che inizia all’alba, a città spenta e fra migliaia di lanterne
Il lunedì successivo al Mercoledì delle ceneri, tutto inizia alle 4 del mattino. In centro storico vengono spente tutte le luci. Nel buio e nel silenzio più assoluti, in un’atmosfera quasi spettrale, i mazzieri alle 4 in punto pronuncino la fatidica frase «Morgestraich vorwärts marsch» che sancisce l'inizio del carnevale. Si accendono migliaia di lanterne e migliaia di suonatori di tamburi e pifferai in maschera iniziano a sfilare per le vie della città.
Il lunedì e il mercoledì pomeriggio, folti cortei (oltre diecimila persone, fra basilesi e turisti che arrivano da tutto il mondo) danno vita a una festa di grande suggestione. Il martedì è dedicato alla mascherata dei bambini e alle "Guggenmusiken", le bande musicali itineranti.
A dare un tocco del tutto particolare al Carnevale di Basilea sono anche un centinaio di gruppi di "Schnitzelbänke", con i loro versi satirici improvvisati nei ristoranti e nelle cantine. Un altro momento clou è l'esposizione delle 180 lanterne sulla Münsterplatz. Con la sua atmosfera, questa piazza medievale è la cornice ideale per poter ammirare le fantastiche opere d'arte.

I confini aperti, il tram e l’eredità culturale di Erasmo
Basilea, anima aperta. Città transnazionale dove la maggioranza della popolazione qualche anno fa votò per una sempre maggiore integrazione europea. Città che vive sul confine con Germania e Francia, dove basta prendere il tram (il mezzo di trasporto più diffuso in città) per oltrepassarlo restando in ambito urbano.
L’aeroporto è stato costruito in territorio francese, insiema alla città transalpina di Mulhouse e la tedesca Friburgo. Basilea è la città dove visse l’ultima stagione della sua lunga vita Erasmo da Rotterdam, il grande umanista che proprio qui trovò lo stampatore più bravo per valorizzare le sue pubblicazioni, tanto che decise di trasferirvisi e dove poi visse fino alla morte.
Erasmo a cui oggi, guarda caso, sono dedicati i seminari delle università europee che favoriscono l’incontro fra studenti di tutti i paesi dell’Unione. Erasmo che è anche simbolo di quell’antico legame che lega Basilea a Rotterdam, i due capisaldi della via d’acqua più importante e trafficata d’Europa: quella del Reno.
Ad Erasmo, che oggi riposa nella sua tomba nella cattedrale, è dedicato uno dei ritratti più celebri, diciamo pure un capolavoro, della straordinaria collezione del Kunstmuseum di Basilea. Lo realizzò Hans Holbein “il giovane”.
Quando i basilesi con una colletta tennero in città due opere di Picasso
A proposito di musei: nessun’altra città europea presenta una simile densità di musei di alto livello: su una superficie di 37 chilometri quadrati se ne contano oltre 40. Lo straordinario Kunstmuseum (o Museo delle Belle Arti) è uno musei privati più antichi del mondo. La sua fondazione risale al 1662.
Secondo il “Times” per le opere che custodisce è il quinto museo più ricco al mondo. E c’è pure un “miracolo” da raccontare. Nel 1967 i basilesi impedirono la vendita di due capolavori, comprandoli con una colletta. Si trattò di due quadri di Picasso, “I due fratelli” e «Arlecchino seduto”: erano al Kunstmuseum in esposizione.
Il proprietario,Rudolph Staehlin, grande collezionista d’arte ma anche maggiore azionista di una compagnia di volo, in seguito a una sciagura aerea accaduta a Cipro nel 1967, per pagare i risarcimenti alle famiglie delle vittime fu costretto a mettere in vendita i due capolavori.
La città si mobilitò, raccogliendo più di sei milioni di franchi per l’acquisto delle due opere d’arte. Lo stesso Picasso rimase talmente colpito dalla dichiarazione d’amore di Basilea da regalare alla città tre quadri e un celebre disegno.
Oggi i quadri di Picasso si possono ammirare al secondo piano dell’edificio principale del Kunstmuseum Basel, accanto ad opere di Van Gogh, Matisse, Miró, Klee e tanti altri.
Fondazione Beyeler, il genio di Renzo Piano che esalta le ninfee di Monet

Oltre ai tanti altri musei è da segnare nel taccuino di visita la Fondazione Beyeler, il museo d’arte più visitato in Svizzera: per i loro tesori d’arte Ernst e Hildy Beyeler fecero costruire uno spettacolare complesso museale all’architetto Renzo Piano, che tradusse questo desiderio interpretandolo con uno spettacolare gioco di volumi e specchi d’acqua che che diventa poesia quando si entra nella sala con vetrata dove è esposto il grande dipinto delle celebri Ninfee di Claude Monet.
Anche alla Fondazione Beyeler, che si trova nel piccolo villaggio di Riehen (al confine con la Germania) ed è facilmente raggiungibile con la linea 8 del tram, si trovano opere di primissimo livello. Anche dello stesso Picasso. Nel 2024 è prevista una grande retrospettiva dedicata a Matisse.
Basilea è una città fondata dai Celti, a cui seguirono i Romani, poi i Franchi. Deve la sua fortuna a una grande via di comunicazione come il Reno, che è anche il mare dei basilesi, (d’estate ci si può nuotare e praticare sport), e all’industria, prima tessile, poi chimica, e oggi farmaceutica. La città antica, sulla collina, è dominata dalla cattedrale. Insieme all’antico ponte Mittlere Brücke, la cattedrale Münster è il simbolo più noto di Basilea. Con le sue torri slanciate, è parte integrante dello skyline cittadino.
Lo skyline firmato dalle archistar, La Roche e Novartis valorizzano l’architettura contemporanea

Ma c’è un altro skyline che da qualche è diventato un’icona di Basilea. E’ quello delle nuovi torri firmate dalle archistar, e dei nuovi quartieri dal design ardito. Edifici proiettati nel futro.Tante le firme celebri: Richard Meier, Mario Botta, Renzo Piano o Herzog & de Meuron. Ben nove premi Pritzker hanno lavorato a Basilea.
Tra le aree più in fermento il Dreispitz che da distretto industriale si sta trasformando in quartiere residenziale. Nel 2014 gli architetti Morger e Dettli hanno terminato l’Accademia di arte e design. Nello stesso anno Herzog & de Meuron hanno realizzato lo studentato e l’archivio nel campus. Nel 2015 Zwimpfer Partner ha costruito gli uffici e lo studentato Oslo Nord. Il Transitlager, originario del 1922, è stato ristrutturato dal danese Bjarke Ingels Group e ampliato con un blocco di tre piani dalla forma a zig zag.
E poi ci sono le cattedrali delle industrie farmaceutiche. A settembre 2015 è stata inaugurata la torre Roche, altro progetto di Herzog & de Meuron, che con i suoi 178 metri detiene il record di più alto grattacielo svizzero superando la Prime Tower di Zurigo. L’edificio, con una forma triangolare a vela, ospita duemila dipendenti. Il ristorante sul tetto non è aperto al pubblico ma ogni sabato, su prenotazione, si può fare una visita guidata degli uffici e delle aree ricreative.
Il "rosso Ferrari” è nato qui. Come pure il casco degli astronauti e la pillola contraccettiva
Al Campus Novartis la parola d’ordine è stupire. Entro il 2030 sorgerà una città nella città con edifici funzionali ma stravaganti come quello che ospita gli uffici, progettato da Frank O. Gehry e già operativo, dalla forma asimmetrica e con arredi a forma di scatola di scarpe.
L’obiettivo è creare un polo per la ricerca e lo sviluppo dove lavoreranno diecimila persone e riqualificare, completamente, l’area di St. Johann prima adibita alla produzione.
La summa dell’architettura contemporanea di Basilea è nel Novartis Pavillon, la cittadella della ricerca nata dopo la fusione tra i colossi farmaceutici Ciba Geigy e Sandoz. Il Novartis Pavillon, ideato da Michele De Lucchi, è per il momento l’ultimo tassello del progetto di grande respiro di Vittorio Magnago Lampugnani che si protrarrà per altri sette anni. La sua facciata suggestivamente illuminata nella notte è a energia zero.
“Il Pavillon nasce come spazio comune per uno scambio intellettuale fra industria e società”, spiega Marco Serra, ieri architetto Novartis come architetto e oggi guida nel campus. Dentro, un’esposizione interattiva.
La parte più suggestiva è costituita dalle teche con le invenzioni e le scoperte della chimica farmaceutica, dal Voltaren (1974) all’Ovomaltina (1967), dalla pillola contraccettiva (1963), alla colla utilizzata per realizzare il casco degli astronauti della missione Apollo (1969), fino al colore più iconico, il Rosso Ferrari (1984). E il cammino verso il futuro sembra appena incominciato… Basilea vi si è proiettata.
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