40 anni deI "23 dischi", il negozio dove la musica ha trovato casa

In via Barbarigo, Boldrin e Morgan festeggiano i 40 anni dall’apertura con il libro su De Ville e la voce di Arianna Antinori per celebrare un piccolo evento cittadino
ZUPO -40 ANNI DEL VENTITRE' DISCHI, MAURIZIO BOLDRIN
ZUPO -40 ANNI DEL VENTITRE' DISCHI, MAURIZIO BOLDRIN

PADOVA. Ad un certo punto hanno dovuto ristampare le sacche grandi, quelle del vinile, le stesse trasparenti che usavano già nella prima sede del negozio aperta nel 1973 in Ghetto. La storia del disco ha girato attorno a se stessa riproponendo i long playing ma loro non si sono agitati. Parliamo di Maurizio Boldrin e Daniele Morgan titolari de “Il 23 dischi” in trincea da anni sotto la tempesta perenne della crisi del cd, e da lì hanno visto nascere e scomparire concorrenti titolati. Oggi dentro le vetrine che s’affacciano sul Duomo all’angolo fra le vie Barbarigo e Vescovado festeggiano i 40 anni dell’attività.

A modo loro: presentando un libro biografico su Willie De Ville “Love and emotion” di cui hanno invitato l’autore Mauro Zambellini e chiedendo ad una cantante molto passionale come Arianna Antinori di proporre un set acustico assieme alla sua band. La festa parte alla chiusura serale fra le 19 e le 19.30 e sarà il ritrovo di una certa Padova musicale non solo di clienti affezionati. Morgan & Boldrin non potrebbero essere più diversi, il primo non adora perdersi in chiacchiere l’altro è un frontman da sempre. Ed è per questo che Il 23 (il nome deriva dall’originario numero civico) è stato un luogo dove arte e commercio si sono intrecciati. Un posto dove era permesso ascoltare i 33 interi in cuffia. Ma date un occhio alle firme incorniciate sulle pareti e ognuna racconta una storia, da quella di Gil Evans che nel 1986 con la sua orchestra grandi firme (Lew Soloff, George Adams, John Abercrombie) riparata dall’Arena Romana al Pio X fece faville con le ballad di Jimi Hendrix.

Il negozio è stato punto strategico fra Pio X e Sala dei Giganti teatro negli anni 70 e 80 di stagioni jazz irripetibili con i Petrucciani, i Lee Konitz, «O quella volta che al Liviano tenevo fermo il rullante a Max Roach che gli scivolava sul pavimento». Luogo di incontri e di presenze “residenti” come l’indimenticato Maurizio Tortima, chitarrista leader dei Cesar’s in Rock. Il gruppo di Boldrin che è anche un batterista con un passato con Pino Donaggio ma che si appassionata a progetti moderni come i Mamuthones di Alessio Gastaldello, e lo vedrete sempre con i gruppi beat o suonare il blues o addirittura il country. E soprattutto capace di distacco, di ironia e di scherzo: «Ricordo che registravamo i concerti del Centro d’Arte: una volta Ornette Coleman ci ha massacrato per due ore con un violino elettrico. ’Na roba....consegno il nastro a Luciano Linzi (produttore, direttore della casa del jazz a Roma) e lui mi fa “capolavoro!”».

La sua empatia è il marchio di fabbrica. Due mesi fa passa Roger Daltrey la voce degli Who un quarto d’ora prima della riapertura. «It’s open?» gli fa “Tommy” e Boldrin: «No!». Salvo poi mangiarsi le dita e per fortuna che Daltrey qualcosa aveva visto nelle vetrine che l’aveva incuriosito perché è tornato ed è stata festa. Uno dei segreti della ditta sono quelle fascette di carta attorno ai dischi che danno il prezzo e commentano la merce. “Imperdibile”, “Magnifico”, “Rarissimo” e il più delle volte ti costringono ad entrare.

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