A Castello di Godego i morti furono 136
Il 29 aprile 1945 a Sant'Anna Morosina ebbe inizio uno dei più efferati eccidi compiuti da parte del nazifascismo nell'Italia del Nord. I tedeschi in ritirata si stavano dirigendo verso il confine, quando furono attaccati. Per rappresaglia cominciarono a “rastrellare” e “incolonnare” giovani, anziani, padri di famiglia. Lungo il percorso tra San Giorgio in Bosco, Sant'Anna Morosina, Abbazia Pisani, Lovari, San Martino di Lupari furono sessanta le vittime delle rappresaglia nazista. L'eccidio si concluse in strada Cacciatora di Castello di Godego con altre 76 vittime. Ma il bilancio finale è ancora più sanguinoso. A queste vittime civili vanno aggiunti i quindici partigiani della brigata “Damiano Chiesa”, caduti in combattimento dal 25 al 29 aprile. Il tributo di sangue pagato dalla provincia di Padova in quei giorni fu altissimo: il 26 aprile a Santa Giustina in Colle, 24 vittime compresi il parroco e il cappellano; il 28 aprile a Saonara altre 24 vittime; il 29 aprile a Castello di Godego, appunto, con 136 morti, tutti di San Giorgio in Bosco, Villa del Conte e Sant'Anna Morosina. In altre località del Padovano in quei giorni furono passate per le armi, senza alcuna pietà, altre 24 persone. La ricostruzione storica della vicenda, con il contributo della ricerca locale, è al centro ancora oggi di una forte discussione. Nel suo libro “Il sangue e la memoria” lo storico Egidio Ceccato ha osservato che il massacro compiuto dalla 29ª Panzergranadier Falcke, comandata dal generale Fritz Polack, fu ispirato dai fascisti aggregati alla colonna e riconosciuti, visto che «parlavano il nostro dialetto», almeno così dicono le fonti. I fascisti non volevano lasciare testimoni scomodi alle spalle, tanto che a tutti fu sparato in faccia il colpo di grazia. Nel suo libro Ceccato ha fatto anche chiarezza sull’accusa mossa ai partigiani di non aver fatto “ponti d’oro al nemico che fugge”, dimenticando gli ordini di attacco e le esigenze delle forze alleate. Oggi un cippo in via Cacciatora ricorda quello che è chiamato “l'ultimo atto”: quella fu l'ultima strage in suolo italiano. Una stele commemorativa, posta ai margini delle strade di Bassano, ricorda questo episodio. (s.b.)
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