A Padova polizia senza uomini: organico fermo al 1989

Allarme lanciato dal Dipartimento: ci saranno ricadute anche in città. Alla Polfer 25 agenti invece di 45. Bloccati straordinari e manutenzioni
BARON - CONTROLLI IN STAZIONE
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PADOVA. Alla Polfer, ufficio di frontiera nel nuovo Bronx-stazione, dovrebbero esserci 45 poliziotti e invece ce ne sono 25; al commissariato Stanga, presidio nato per arginare il vecchio Bronx-via Anelli, sono rimasti 20 uomini al posto dei 50 previsti dal decreto ministeriale. Ma non va meglio in Questura dove in totale ci sono 438 uomini e, tanto per fare un esempio, l’età media alla Squadra volante varia dai 44 ai 46 anni. «Non entra più nessuno. I poliziotti invecchiano e non vengono sostituiti dai giovani», protestano indignati i sindacati. L’allarme lanciato dal capo della polizia Alessandro Pansa dalle colonne del quotidiano la Repubblica è un argomento ben noto a chi ogni giorno deve garantire l’ordine e la sicurezza pubblica. Specie in una città come Padova dove la soglia di attenzione dei cittadini è altissima.

Pianta organica del 1989. Alla Questura di Padova sono in servizio 438 poliziotti compresi gli amministrativi. Formalmente, la pianta organica prevista è vicina a quel numero, ma non viene aggiornata dal 1989 ed è quindi molto lontana dai 500 agenti di cui la Questura avrebbe bisogno ora per coprire tutti i servizi. In questi ultimi vent’anni, infatti, è cambiato il mondo e ovviamente è cambiata anche la città. Tecnicamente, però, la polizia a Padova resta ancorata ai numeri di quell’epoca. «Il capo della polizia indica il 2014 come anno in cui caleranno gli organici ma noi siamo già oggi in difficoltà» chiarisce Luigi Rizzi, delegato del Siulp. «Il dato è destinato a peggiorare. Non c’è turnover, non c’è ricambio generazionale. A Padova c’è stata una buona iniezione di personale al II Reparto mobile (la Celere), grazie all’ingresso di ex volontari in ferma breve. Per la Questura, però, gli innesti non compensano le uscite».

Straordinari. Altro capitolo dolente è quello degli straordinari. Il patto di stabilità prevede una diminuzione del 5 per cento del monte ore di straordinari. E questo si ripercuote sul lavoro quotidiano dei poliziotti che devono coprire i turni in volante 24 ore su 24 o per coloro che devono garantire l’apertura del posto fisso di polizia in ospedale, o ancora per chi deve smaltire decine e decine di pratiche amministrative. Se un tempo era scontato segnare le ore di straordinari, ora non è più così. L’input che giunge dal Dipartimento è questo. Il questore lo diffonde ai suoi funzionari, i quali hanno il compito di tenere a bada il personale scontento. E la città, fuori, continua a chiedere più sicurezza.

Qualche giorno fa i sindacati di polizia insieme ai rappresentanti dei vigili del fuoco, della polizia penitenziaria e del Corpo forestale hanno protestato davanti alla Prefettura. «Purtroppo le risorse non garantiscono un livello sereno di controllo del territorio» puntualizza Mirko Pesavento, segretario provinciale del Sap. «Padova non è una realtà che può permettersi flessioni dal punto di vista della pubblica sicurezza» rincara la dose il segretario nazionale Michele Dressadore. «Le esigenze di ordine pubblico, la presenza di stranieri e i reati consumati necessitano una presenza costante e non certo a singhiozzo».

Stop alle manutenzioni. Un mese fa il Ministero dell’Interno ha inviato alla Prefettura di Padova una nota dove indicava la fine dei fondi previsti per la manutenzione ordinaria e straordinaria degli uffici: una finestra rotta, un armadio da cambiare, una cella fuoriuso. Mentre in precedenza tutto veniva gestito dall’interno della Questura, ora bisogna necessariamente inoltrare la richiesta alla Prefettura, dove si decide quali sono le emergenze e quali invece no.

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