A Vigonza 5 Stelle contro centrodestra
Il Partito democratico ha scelto di appoggiare il segretario provinciale Udc. Marangon è l’erede designato di Tacchetto

VIGONZA. Vigonza è chiamata a scegliere il dopo Tacchetto, agli elettori decidere se continuare nel solco tracciato o voltare decisamente pagina. Fra i cinque candidati a sindaco c’è l’erede diretto, c’è il volto nuovo e c’è chi vuole recidere i legami col passato e intraprendere una strada propria.
Sulla scheda elettorale il primo nome è quello di Filippo Pastore, 42 anni, che con il Movimento 5 Stelle si affaccia alla politica. Funzionario tecnico commerciale per una società chimica, diplomato al Conservatorio di Vicenza in contrabbasso classico e attivo nella promozione della musica e della cultura. Partecipazione dei cittadini, trasparenza ed efficienza amministrativa sono i punti principali del suo programma.
Cesare Paggiaro di anni ne ha 56, è architetto, segretario provinciale dell’Udc, ha una lunga esperienza amministrativa come assessore e vice sindaco. Attorno al suo progetto politico è riuscito a coalizzare forze e persone dell’area moderata. Lo sostengono la lista Udc, il Partito democratico, la tosiana Fare e le civiche Cesare Paggiaro sindaco e Frazioni al Centro. La sorpresa non è solo l’appoggio del Pd, ma anche quello di Frazioni al Centro che ha abbandonato il gruppo di Tacchetto. L’architetto punta alla ricucitura di una comunità divisa fra sette frazioni e sette località e assicura attenzione anche alle periferie.
Damiano Gottardello, 55 anni, dirigente d’azienda, ha un passato politico da assessore comunale e provinciale e in campo lavorativo da vicepresidente del settore industrie alimentari di Confindustria Veneto. Nel centrodestra frazionato in quattro liste vanta la rappresentanza ufficiale, perché lo sostengono Forza Italia, la Lega nord e anche Fratelli d’Italia che pure non ha la propria lista. Il suo è un programma dalle 5S: sicurezza e immigrazione, sviluppo economico, sviluppo culturale, servizi sociali, sanità.
Per il suo passato politico si colloca nel centrodestra Sandro Benato, pur essendo la sua una coalizione civica. 58 anni, ingegnere e libero professionista nel campo delle opere pubbliche e dell’ambiente, già docente di liceo, è presidente del Consiglio comunale uscente e componente il direttivo regionale Anci Veneto. Presiede Realtà Veneta, associazione che si occupa di iniziative solidaristiche pro disagiati, ed è cavaliere al merito della Repubblica. Persegue lo sviluppo e l’istruzione, la sussidiarietà e la buona politica.
Conta di proseguire l’azione amministrativa dell’attuale maggioranza Innocente Stefano Marangon, scelto dal gruppo che governa Vigonza quale erede del sindaco uscente Nunzio Tacchetto. Ha 58 anni, è funzionario bancario prossimo alla quiescenza ed è stato assessore comunale. Quattro le liste civiche che sostengono la sua candidatura, fra cui una specifica di Tacchetto a marcare la continuità, una che richiama il centrodestra alfaniano, la propria civica e la lista cosiddetta madre Vigonza Viva. Il suo impegno è racchiusa in una frase: vivere bene a Vigonza.
In questa tornata non si può non notare l’assenza di un candidato sindaco del centrosinistra in un quadro che appariva favorevole stante la frammentazione del centrodestra. Avendo scelto di entrare in coalizione, per il Partito democratico ha pesato la condivisione del programma di Paggiaro e il mai dimenticato ricorso al Tar di Marangon contro il progetto della piazza di Vigonza. Incerto l’esito del primo turno e la strada per arrivare al ballottaggio è stata solo apparentemente serena. Cruenta la battaglia sul web tra Fare e Vigonza Viva culminata con la retromarcia di Tacchetto sulla concessione della cittadinanza onoraria a don Cornelio Boesso. A ricordargli che certe iniziative sono vietate per legge in campagna elettorale ci ha pensato anche Benato nella sua veste super partes. Guerra anche sulla nuova palestra di Busa, con il Pd che ha contestato la quasi presentazione della settimana scorsa fatta da Vigonza Viva dopo che 10 anni fa la stessa civica di Tacchetto non votò la variante per la palestra e la Media. Stilettate fra gli ex alleati ora avversari anche negli incontri pubblici. Clamoroso lo sbotto di Marangon nell’ultimo confronto: a Benato che lo criticava, Marangon ha ricordato: tu fai parte della stessa maggioranza e come presidente del Consiglio prendi pure lo stipendio. Che dire poi della scaltrezza di Gottardello, che i 5 punti del suo programma li ha chiamati #5S “mutuando” in un colpo solo il logo di Benato e di Pastore? I pentastellati, da parte loro, non l’hanno fatta passare liscia ai quattro avversari, e hanno fatto oscurare i loro volti esposti nelle sedi elettorali in violazione alla legge.
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