Accusa di bancarotta sette imputati a processo per il crac di Attiva Spa
Il crac Attiva arriva in tribunale. Appuntamento a Palazzo di giustizia il 2 ottobre per sei padovani e un veronese, ex componenti dell’ultimo consiglio di amministrazione (Cda) di Attiva, società che prese il posto del Consorzio fra i Comuni del Conselvano (Cosecon) con esiti disastrosi, tanto da venire travolta da un crac milionario.
Gli imputati
Saranno a processo per bancarotta semplice davanti al tribunale l’allora presidente (per un periodo anche amministratore delegato) Gian Michele Gambato, 66enne di Rovigo, attuale vicepresidente di Confindustria di Venezia e Rovigo e vicepresidente della Camera di Commercio di Venezia e Rovigo, nonché presidente di Sistemi Territoriali (società della Regione proprietaria della linea ferroviaria Adria-Mestre); Alessandro Maritan, 60enne commercialista con residenza a Padova per diversi anni sindaco a Bovolenta; Federico Grigoli, 58enne commercialista titolare di un importante studio a Verona; Leonardo Cetera, 72 anni già presidente di Ance Padova (l’associazione che riunisce i costruttori) e già nel Cda di Camera di Commercio e Interporto; Antonio Ruzzon, 63 anni per anni sindaco a Conselve; Massimo Zanardo, 45 anni, per 10 anni sindaco a Cartura; infine Denis Berto, 56 anni ex assessore a Tribano. A difenderli una pattuglia di legali: gli avvocati Paola Malasoma, Andrea Frank, Giuseppe Pavan; Michele Greggio.
L’inchiesta
È stato il pm Emma Ferrero a chiedere il processo per tutti, in quanto presenti nel governo di Attiva dal 28 luglio 2011 al 28 giugno 2013, sulla base della relazione dei curatori fallimentari Michele Antonucci e Luca Pieretti. Questi ultimi avevano rilevato la continuazione dell’attività sociale anche dopo l’azzeramento del capitale. Che cosa era accaduto? Nel 2009 il precedente Cda aveva predisposto un piano di risanamento “certificato” da un advisor (Real Estate Advisory Grouyp srl) con il benestare del tribunale purché prevedesse la vendita del cogeneratore di Conselve. Nel frattempo cambia il Cda e anche il nuovo vertice cerca di proseguire l’operazione. Ma cambiano i tempi con la crisi finanziaria e quel piano non va in porto. Tanto più che non viene perfezionata la vendita del cogeneratore, al centro di una trattativa con una società svizzera. Resta in Attiva solo lo stato di insolvenza che sarà quantificato in 1.719.775 euro, poi arriva la sentenza di fallimento. Agli ultimi amministratori in carica si contesta di non aver chiesto il fallimento di fronte a quel grave e incontenibile dissesto. —
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