Accusa di falsa testimonianza
Chiesto il rinvio a giudizio del comandante l'aliquota operativa

IL TRIBUNALE DI PADOVA Carabinieri sotto inchiesta
PIOVE DI SACCO.
L'accusa è di falso davanti ai giudici del tribunale collegiale che stavano decidendo in merito al «suo» brigadiere Davide Vernocchi. Il pm Benedetto Roberti ha chiesto il rinvio a giudizio per il comandante dell'aliquota del Nucleo operativo Radiomobile dei carabinieri di Piove di Sacco, luogotenente Antonio Pinato. Il processo si era chiuso nel novembre del 2009 e verteva sulla compravendita di notizie riservate. Per concorso in corruzione, rivelazione di segreto d'ufficio e accesso abusivo al sistema informativo della banca dati del ministero dell'Interno furono condannati Vernocchi, in servizio all'aliquota operativa di Piove (3 anni e 8 mesi) e l'investigatore Dario Caldelli (2 anni e 8 mesi). Risale al 2005 la perquisizione della casa e dell'ufficio dell'investigatore Antonio De Antoniis (che poi patteggiò un anno e 6 mesi) al quale Vernocchi passava informazioni. Pinato all'epoca (il 16 ottobre 2009) testimoniò in difesa di Vernocchi davanti al tribunale collegiale presieduto da Alessandro Apostoli Cappello. «Intorno ai fatti su cui veniva interrogato dato che al fine di giustificare centinaia di accessi al sistema Sdi di soggetti gravitanti nel Bolognese da parte dell'imputato (il brigadiere Vernocchi) asseriva, per esempio, che nella primavera 2005, perché impegnato in una indagine pendente presso la Procura di Padova per associazione per delinquere finalizzata a reati contro il patrimonio, si era posizionato al casello autostradale di Terme Euganee e aveva controllato centinaia di targhe passando i dati al collega imputato perché li sviluppasse allo Sdi e, per esempio, che aveva analogamente in altre circostanze raccolto dati di targhe di camion sull'autostrada che porta a Pordenone», recita il capo d'imputazione. Pinato è anche delegato del Cobar, il consiglio di base di rappresentanza della Legione Carabinieri. A Vernocchi erano stati contestati 1.314 accessi non giustificati alla banca dati del ministero, attraverso la quale si possono conoscere notizie molto private come l'albergo frequentato da una persona e il nominativo del compagno (o compagna) di stanza. Giustificando l'accesso alla banca dati da parte del collega, Pinato raccontò che molte indagini venivano svolte all'insaputa dei superiori.
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