Addio a Mario Fiorentino, uno dei padri dell'oncologia

Fu pioniere della cura al cancro e tra i primi a capire l'importanza del supporto psicologico al malato
Mario Fiorentino aveva 88 anni
Mario Fiorentino aveva 88 anni

E morto martedì 9 agosto, a 88 anni, il professor Mario Fiorentino, uno dei padri riconosciuti dell’oncologia medica italiana. Nato a Padova l’11 ottobre 1927, si è laureato sempre a Padova il 24 novembre 1952. Quattro le specializzazioni, in Medicina Interna, Oncologia, Anatomia e Istologia Patologica e Radiologia. Sposato, tre figli, è stato il primario della Divisione di Oncologia medica di Padova fin dalla sua istituzione, nel 1975. Medico scrupoloso e appassionato, ha lavorato per l’ospedale e lo Iov. È stato prima assistente anatomo-patologo, poi internista nella Divisione di Radioterapia e poi primario della Divisione di Oncologia medica. È stato uno dei primi a intuire l’importanza delle cure personalizzate nel malato oncologico, anticipando un metodo che oggi è prassi prevalente. Inoltre ha promosso in Italia, in epoca pionieristica, la nascita e lo sviluppo dell’oncologia medica in ambito applicato e scientifico. Grazie alla sua passione, in pochissimo tempo la Divisione di Oncologia di Padova ha assunto una fama nazionale, richiamando fino a duemila pazienti l’anno.
«Sono passati quarant’anni», ricorda la dottoressa Vittorina Zagonel, collega di lungo corso e direttore del Dipartimento di Oncologia Clinica e Sperimentale, «da quando ho iniziato a frequentare l’oncologia medica di Padova, diretta per oltre vent’anni dal professor Mario Fiorentino. Anch’io, come tanti altri medici all’inizio della carriera professionale, sono rimasta colpita dall’entusiasmo e dalla professionalità con la quale affrontava la cura del cancro, in un’epoca in cui solo la parola faceva paura. Il suo entusiasmo ha indirizzato molte delle nostre scelte professionali, a volte anche di vita. Medico illuminato e pioniere dell’oncologia medica italiana, aveva il coraggio di spingersi oltre, e questo ci faceva sentire protagonisti di una oncologia medica che cresceva con noi giorno dopo giorno, come una nuova specialità».
Alla metà degli anni Settanta, grazie alla tenacia del dottor Fiorentino, è stata introdotta la figura dello psicologo. Una battaglia lunga conclusa con l’assunzione della dottoressa Eleonora Capovilla, prima psicologa della Divisione di Oncologia. È stato membro fondatore della Sipo, società italiana di psico-oncologia e dell’Asdom, associazione domiciliare oncologica gratuita.
«Il suo sguardo fu lungimirante anche sul ruolo fondamentale della relazione medico-malato, e del confronto multidisciplinare come valore aggiunto per il malato oncologico e per i medici», aggiunge Vittorina Zagonel. «Ma fu tra i primi anche a studiare gli effetti indesiderati a lungo termine di trattamenti combinati e a chiedersi se e quando fosse possibile prevedere delle pause terapeutiche in pazienti in fase metastatica. Ciò che lo caratterizzava rispetto agli altri oncologi del tempo, era l’impegno nel perseguire un approccio personalizzato alle cure, a volte interpretato fuori dagli schemi, in tempi vigevano gli studi clinici randomizzati), ma che oggi è da tutti rivalutato come valore aggiunto per il malato. Ricordo di lui il rispetto verso i colleghi e di come considerava il parere dei più giovani, cresciuti e andati poi a ricoprire incarichi di valore», conclude la dottoressa Vittorina Zagonel.

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