Addio a Puggina, fece grande Padova Creò Despar e portò la città in serie A

Storico presidente biancoscudato, aveva 99 anni. Negli anni ’50 fondò la prima catena di supermercati all’americana 
MARIAN-FOTOPIRAN-PADOVA-MARINO PUGGINA EX PRESIDENTE CALCIO PADOVA
MARIAN-FOTOPIRAN-PADOVA-MARINO PUGGINA EX PRESIDENTE CALCIO PADOVA

Stefano Edel

Il cuore di Marino Puggina non batte più. Si è fermato definitivamente a 99 anni e 157 giorni, a poco più di 6 mesi dal traguardo del secolo di vita, che avrebbe tagliato il prossimo 18 dicembre. Un blocco renale gli è stato fatale, nella notte fra venerdì e sabato, ma da alcuni giorni le condizioni erano sensibilmente peggiorate. Quando è mancato, nella sua casa di Rubano, c’erano i figli ad assisterlo: Cristina, Massimo, Antonio ed Antonella. Con loro anche i sei nipoti e i due pronipoti. La moglie Maria, con cui aveva festeggiato le nozze di diamante (60 anni) nel 2011, se n’era andata nel 2014. Sei anni dopo, eccoli di nuovo insieme. I funerali dell’ex presidente del Calcio Padova e tra i fondatori della Despar Italia verranno celebrati martedì 26, alle ore 11, nella basilica di Santa Giustina: le disposizioni vigenti in termini di sicurezza sanitaria, in base al protocollo emanato dalla Cei e approvato dal Governo, consentiranno l’accesso alla chiesa ad un massimo di 200 persone, distanziate l’una dall’altra e con l’obbligo della mascherina da indossare, mentre all’esterno potranno seguire il rito in un migliaio.

LE SFIDE

Quando si dice Marino Puggina, il pensiero corre a quel 15 giugno 1994, allo stadio Zini di Cremona. Un pomeriggio caldissimo, tensione e partecipazione dilatate al massimo. In tribuna d’onore il commendatore, che guida i biancoscudati dal 1986, dopo essere entrato come socio nel Cda della società di via Carducci nel 1980, palpita per i suoi ragazzi, accanto alla consorte. La partita-spareggio che deve decidere, tra Padova e Cesena, chi salirà in A è un concentrato di emozioni che farebbe saltare le coronarie ai deboli di cuore. Segna la squadra di Bolchi con Hubner, pareggia Cuicchi con un gesto acrobatico e il primo tempo finisce 1-1. Poi, a metà ripresa, arriva il gol-promozione di Coppola e i 12 mila di fede biancoscudata presenti impazziscono. Dopo 32 anni, l’ingresso nell’olimpo del calcio italiano è una realtà. Puggina non crede ai suoi occhi, non riesce quasi a profferire parola. Annichilito, stralunato, commosso: dopo pochi minuti non trova più gli occhiali, ma non importa. Ce l’ha fatta, la missione è finalmente riuscita, riportare il Padova là dove una città e una provincia chiedevano di arrivare. “Il difficile comincia adesso...” avverte subito.

l’imprenditore

In quelle parole sono racchiuse la saggezza e la concretezza dell’imprenditore, attentissimo ai conti e poco propenso farsi inebriare dall’estasi del trionfo. Il coronamento del sogno esalta la statura dell’uomo, padovano doc (nato a Bovolenta, figlio di piccoli commercianti alimentari), che aveva azzeccato in precedenza un’altra scommessa: la fondazione, negli anni ’50, insieme a Gino Giordani (papà dell’attuale sindaco) e ad altri due soci, Toffano e Miatello, della prima catena di supermercati all’americana, i Despar, sino ad assurgerne alla presidenza in Italia, con sede prima a Sarmeola di Rubano e poi a Mestrino.

LA PASSIONE

Ma il calcio resta il suo capolavoro, perché prima dello storico passaggio in A, aveva centrato un’altra promozione, nel 1987, dalla Serie C/1 alla B, secondo dietro al Piacenza. È il Padova di Adriano Buffoni in panchina, dei Mariani (capocannoniere con 9 reti), Benevelli, Da Re, Donati, Ruffini, Valigi e Coppola. Ma ci sono anche le delusioni, come la maledetta domenica di Lucca, con le lacrime dei giocatori dopo la sconfitta all’ultimo ostacolo verso la categoria d’élite, o l’inutile vittoria in rimonta all’Appiani contro l’Ascoli, che non serve perché il Piacenza di Simonini è andato ad espugnare il campo di Cosenza, vanificando quel successo in ottica Serie A. Oltre 10 anni da presidente, con il fiore all’occhiello della vice-presidenza della Lega Calcio sino al ’98. Quando già aveva lasciato il Padova, di cui aveva assunto nel frattempo il ruolo di presidente onorario. Un grande, un grandissimo, a cui rendere eterna gratitudine. —



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