Addio a Quaglia, papà del "Pandoro Regale"

A 94 anni è morto il pasticciere di Sant'Urbano,geniale imprenditore e precursore pubblicitario

SANT’URBANO. «Eh già, è Pasqua. E a Pasqua l’unica colomba è Colomba Regale». Il motivetto è uno di quelli svaniti nei soffitti della memoria, ma basta ascoltarlo una volta – recitato da un giovanissimo Enzo Iacchetti che vestito da mago estrae una “colomba” da un cilindro – per ritornare indietro di trent’anni e ricordarsi di quella pubblicità. Il Pandoro Regale era un’istituzione per molte tavole di italiani.

Ieri è stato dato l’ultimo saluto al “padre” di quel marchio, l’imprenditore Luigi Quaglia, «maestro lievitista e pasticciere», scomparso a 94 anni nella sua Sant’Urbano. La storia di Quaglia è quella di un imprenditore partito con niente e capace di mettere in piedi un’azienda da 22 miliardi di lire di fatturato annuo. Luigi Quaglia era figlio di Riccardo, fratello di Angelo; quest’ultimo era il padre di Annito, imprenditore scomparso qualche mese fa che fu il fondatore del ben noto Molino Quaglia.

Una fotografia recente di Luigi Quaglia
Una fotografia recente di Luigi Quaglia

Prigioniero di guerra in Bassa Sassonia, Luigi si formò nella sussistenza militare. Qui, da vecchi maestri, imparò l’arte del lievito e della panificazione. Ritornato a Sant’Urbano, dove viveva la famiglia, spostò il mulino dall’Adige alla terraferma, nella “frazione” Bettola, aprendo poi un forno a Saguedo di Lendinara. I guadagni erano tuttavia limitati e così il giovane Quaglia tentò il grande salto: in collaborazione con quella che sarebbe diventata la Polin Forni di Verona impiantò nella città scaligera un forno per dolci. Partì con il pan con l’uva e con il panfrutto e poi, nel 1954, diede vita a Campagnola di Zevio al primo circuito italiano di produzione continua di pandori. Nacquero il marchio Pandoro Regale srl e poi la Ida spa (la società che produceva il pandoro), realtà che proiettarono Quaglia nell’olimpo dei produttori italiani di dolci: la sua azienda toccò in poco tempo i 22 miliardi di lire annui di fatturato, impiegando 350 maestranze, 170 agenti, 25 impiegati, gestiti da 8 capiarea e 4 direttori generali. I dolci del marchio Pandoro Regale – 800 quintali prodotti giornalmente – finirono in tutta Italia e persino all’estero: 2 miliardi di fatturato annuo erano garantiti in Argentina, e negli anni Ottanta il Pandoro Regale ottenne anche uno spazio permanente di esposizione e degustazione nei magazzini Harrods di Londra.

La sapienza imprenditoriale di Quaglia si tradusse anche in una intelligente campagna di marketing, nelle riviste e nei media nazionali: gli sketch con il giovane Iacchetti gli diedero grande popolarità. L’epopea del Pandoro Regale si spense nel 1995, quando Luigi Quaglia cedette l’azienda – comunque in fase di fortuna discendente - al cugino Annito, che a sua volta la vendette ad un altro gruppo. Nel 1997 l’imprenditore tornò a Sant’Urbano, per ricongiungersi con la sua terra. Luigi Quaglia, che si è spento martedì scorso nella sua abitazione di via Budel dell’Ovo e il cui funerale si è celebrato giovedì pomeriggio nella chiesa di Ca’ Morosini, ha lasciato nel dolore la moglie Graziella Cestaro, che ha condiviso con lui gran parte della vita imprenditoriale della Pandoro Regale e con cui si è unito in matrimonio tre anni fa.

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