Addio a Terenghi, papà di “Pedrito”

MILANO. Con la morte di Antonio Terenghi, avvenuta il 26 ottobre a Milano, si chiude il capitolo più glorioso del fumetto umoristico italiano. Era rimasto l’ultimo dei grandi cartoonist (come Benito Jacovitti, Giorgio Rebuffi, Luciano Bottaro, Carlo Peroni, Lino Landolfi) che, dalla fine degli anni Quaranta e per vari decenni, avevano fatto la fortuna dei periodici per ragazzi – dal Vittorioso al Monello – dando vita a gag esilaranti e a personaggi ancora oggi popolarissimi. Terenghi, in particolare, era il papà di una gremita galleria di figure comiche – da Mac Keron a Ademaro il Corsaro, da Teddy Sberla allo scimpanzè Togo, dall’indiano Caribù a Geo Sombrero – e, soprattutto, a due “eroi” amati da bambini come da quelli adulti, ovvero Pedrito El Drito e Tarzanetto.
Antonio Terenghi era nato ad Alano di Piave, in provincia di Belluno, il 31 ottobre 1921. Alla fine di quel decennio, la famiglia si era trasferita a Milano ed egli aveva iniziato a lavorare come garzone di un fruttivendolo. In quel periodo scopre le strip americane – quelle con Blondie e Dagoberto e Arcibaldo e Petronilla che sicuramente gli servirono da modello per dare forma ai caratteri di Pedrito e Paquita – ne rimane affascinato e comincia a dedicarsi al disegno di caricature e vignette. A 18 anni va militare e, in Libia, viene fatto prigioniero dagli inglesi. Al ritorno, nel 1946, cerca lavoro nello studio dell’illustratore Gino Boccasile, poi debutta nel fumetto e collabora con tutte le case editrici di materiale umoristico (Edital, Universo, Dardo, Alpe) distinguendosi per uno stile essenziale e dinamico nel contempo. Nel 1951, per l’editore Cino del Duca, crea Pedrito el Drito, il personaggio che, pubblicato su il Monello e sugli Albi dell’Intrepido, lo renderà famoso. Si tratta dello sceriffo di Tapioca City: piccoletto, calvo, con baffi neri e imponenti, la cui vita è resa difficile non tanto da fuorilegge, quanto da Paquita, severissima consorte pronta a infierire su di lui a colpi di mattarello. Tre anni dopo, per il giornale “Chicchiricchì”, Terenghi ottiene un altro successo cimentandosi in una parodia di Tarzan e inventando un pestifero ragazzino con bombetta e sigaro, protagonista di esilaranti avventure nella giungla africana. Nel 2000 la Sergio Bonelli Editore ha reso omaggio alla scatenata vis comica di Antonio Terenghi pubblicando un prezioso volume contenente le sue storie più famose per la collana “I grandi Comici del Fumetto”.
Silvano Mezzavilla
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