Addio Umicini, maestro del bianco e nero

Il grande fotografo scomparso ieri a 89 anni. L’assessore Colasio: «I suoi scatti in uno spazio fisso al Castello Carrarese»
Pierobon -GM- Inaugurazione della Mostra "per Padova" di Giovanni Umicini. Giovanni Umicini. In fot Giovanni Umicini con Balbinot e Zanonato
Pierobon -GM- Inaugurazione della Mostra "per Padova" di Giovanni Umicini. Giovanni Umicini. In fot Giovanni Umicini con Balbinot e Zanonato

«Non era tanto diverso da quello che appariva all’esterno. Aveva una coerenza di fondo e non fingeva mai, né in casa e né fuori. Era molto schietto e puntuale nelle sue critiche, ma nello stesso tempo capace anche di una tenerezza infinita. Mi mancherà tantissimo». Per salutare il grande fotografo Giovanni Umicini basterebbero le parole della moglie Serenella. Il maestro è andato via ieri notte, a 89 anni, 66 dei quali vissuti a Padova, uno dei posti preferiti per i suoi scatti che hanno fatto il giro del mondo.

Nato a Firenze nel 1931, a 23 anni si trasferisce nella città del Santo per non abbandonarla mai più, diventando il fotografo dell’anima della città: «È meravigliosa, ma se cambiasse la mentalità di chi la abita sarebbe molto meglio. Per il resto è bellissima, nebbia compresa. Anzi, ultimamente di nebbia ce n’è poca e la cosa mi secca un po’», disse durante una delle sue ultime interviste.

Grande fotografo, innamorato di New York, apparentemente accigliato, ma fervente credente nell’amore: «Purtroppo è la cupidigia a muovere il mondo, ma dovrebbe essere l’amore. Il mio mondo lo muovo così», era la sua teoria. Esponente di spicco della cosiddetta street photography, ossia la tecnica fotografica con sui immortalava persone in situazioni reali della loro vita quotidiana, maestro del bianco e nero, Umicini è stato anche direttore tecnico del laboratorio Kodacolor.

La città lo aveva omaggiato con diverse mostre, tra cui «Giovanni Umicini per Padova», diventata poi permanente all’ultimo piano del centro San Gaetano di via Altinate (e in via di riallestimento).

«Gli avevo promesso che avrei trovato uno spazio per lui al Castello Carrarese e lo farò. Resta il fotografo che ha saputo raccontare meglio la Padova del dopoguerra», rivela l’assessore alla cultura Andrea Colasio. Anche il sindaco Sergio Giordani non ha fatto mancare un ricordo: «Perdiamo un testimone appassionato e sincero, che con la sua arte ha saputo tratteggiare l’anima e il cuore dei padovani. L’aver donato le sue foto alla città è la dimostrazione più vera di quanto amasse questi luoghi e la gente che incontrava tutti i giorni nelle sue camminate con la Leica al collo». «Nel mio anno della maturità, Umicini teneva un corso pomeridiano di fotografia nel mio liceo: il Marchesi. Dopo le lezioni, capitava che i miei compagni facessero un salto con lui da Mirco Buso a bere un bicchiere. Una volta ci andai anche io e fui letteralmente fulminato dal suo carisma e dalla sua personalità. Era un artista vero, di quelli che lasciano il segno», aggiunge Davide Tramarin, segretario cittadino del Pd. Le esequie sono previste per la prossima settimana. —



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