Agnese e Chiara il talento dei veneti illumina la Scala

Trentuno i giovani che studiano le discipline dell’Accademia Una ballerina e un soprano già pronte per il teatro di Milano
Di Simonetta Zanetti

di Simonetta Zanetti

Hanno impacchettato il loro talento assieme a scarpette, spartiti e pennelli per seguire un sogno immenso, spesso solo tratteggiato nel loro cuore. Sono i 31 ragazzi veneti - su 500 dei corsi professionali - che studiano all’Accademia del Teatro alla Scala, a Milano. Giovani che stanno facendo dell’arte dello Spettacolo - con la maiuscola - una professione per la vita. Perché la Scala non è solo arabesque e pirouette, Roberto Bolle e Alessandra Ferri. Certo è musica e canto lirico. Ma anche sartoria, trucco e management, solo per citare alcune delle professionalità che si formano “attorno” alla scena, talenti senza i quali le stelle sul palco non potrebbero brillare. Tre studiano management, 2 rispettivamente insegnamento e sartoria, una trucco e un altro tecnico del suono, 7 fanno parte dell’orchestra. Quindi ci sono una cantante e14 ballerini. Dal mazzo si leva leggiadra Agnese Di Clemente: veronese, 19 anni, sabato si è diplomata all’Accademia «ma tra poco ho la maturità che mi fa più paura dell’esame di danza» racconta a tarda sera, appena uscita da scuola dove frequenta il liceo linguistico. In tasca un contratto «ma è breve» per il corpo di ballo della Scala, con cui il 18 luglio si esibirà nell’Excelsior. Dal palco sembra così lontano quel giorno di 8 anni fa in cui lasciò casa. Gli ingredienti sono quelli che colorano le favole: l’insegnante disfattista «mi disse che andavo a perdere tempo», l’aver accompagnato un’amica che viene scartata, «non siamo più amiche», la vita da pendolare nel convitto «i miei genitori mi riportavano a casa tutti i fine settimana», fino allo sconforto «l’anno scorso quando i miei si sono separati ho messo in dubbio la mia permanenza qui». E la magia: il «ruolo dell’insignificante paggetto» in Sogno di una notte di mezza estate «con Bolle, quando avevo 13 anni» o nella Giselle a Parigi, con altre 3 compagne di Accademia, la riconoscenza nei confronti del direttore Olivieri «che mi ha sempre sostenuta e messa in luce». Il sogno è restare alla Scala, «ma all’estero l’Opéra», per Parigi «città piena di fascino» con un ruolo in «Romeo e Giulietta» o meglio «Aurora nella Bella Addormentata». Ché una favola non può finire in tragedia.

Pronta a spiccare il volo anche il soprano bellunese Chiara Isotton, 30 anni: una voce nata sulle montagne e modulata al conservatorio di Venezia, dove nel frattempo ha studiato storia a Ca’ Foscari. Tutto bello, ma non abbastanza: nel 2013 la sfida si trasforma in svolta con la vittoria al festival di Spoleto. Quindi il trasferimento a Milano e domenica il diploma, in occasione del concerto dei solisti dell’Accademia: «Che tristezza» dice con una punta di rimpianto mentre già annusa il futuro con la piccola parte nella Lucia di Lammermoor: «È stato un anno ricco, ho potuto girare il mondo in tournée con il maestro Bruson, tutti traguardi che senza l’Accademia non avrei mai raggiunto». Nel cassetto il sogno di esibirsi con Jonas Kaufmann e lavorare a livello internazionale, con una certezza: «Il palco della Scala è unico. È come se quando ci esibiamo coloro che ci hanno preceduto fossero con noi e ci proteggessero. Ti rendi conto di far parte di una cosa grande e bella. E se non comunichi quella bellezza, significa che hai fallito».

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