Ai tempi di Renzi, le virtù di Togliatti

Un testo di Emanuele Macaluso guarda al Migliore e alla sinistra di oggi
Di Nicola Pellicani

Cos'è stato il Pci di Togliatti? Una forza politica di sistema o antisistema? Come si conciliava l'opzione democratica con il legame con l’Urss?

Emanuele Macaluso propone una rilettura della figura di Palmiro Togliatti, in un agile e per nulla apologetico phamplet (“Comunisti e riformisti - Togliatti e la via italiana al socialismo” pagine 138, Feltrinelli, 14 euro) che arriva in libreria anticipando il cinquantesimo anniversario della scomparsa del Migliore, che cadrà nel 2014.

Potrebbe sembrare un esercizio fuori tempo mettersi a ragionare su Togliatti, nell’epoca dei rottamatori. Invece, leggendo il saggio si scopre tutt'altro. Macaluso dall'alto dei suoi 89 anni, per cinquant'anni al vertice del partito, pur avendo lavorato a lungo anche con Togliatti, non scivola nella memorialistica, bensì offre un contributo critico utile alla sinistra per rileggere il passato al di fuori di luoghi comuni e di pregiudizi. Il Migliore - com’era stato definito per la sue qualità politiche - fu certamente una figura controversa, pieno di ambiguità. Non a caso si discute ancora oggi della “doppiezza” togliattiana.

Ma cosa prevalse in quella “doppiezza”, che poi accompagnò per decenni il Pci? Prevalse il legame con l’Urss, la complicità con Stalin, oppure l’opzione democratico riformista, vale a dire la forza politica che risultò determinante nella Resistenza e nella stesura della Costituzione?

Non c’è dubbio, seguendo il filo del discorso di Macaluso, che il “partito nuovo” delineato da Togliatti a Salerno nel 1944, divenne un partito di massa inserito nel sistema politico-parlamentare lontano dal modello sovietico. Questo sebbene il Pci nella sua lunga cavalcata all’interno della Prima Repubblica, in più occasioni si trovò a fare i conti con ambiguità e contraddizioni. La “doppiezza” togliattiana subì una prima prova durissima nel 1956 con la crisi d’Ungheria, per poi crollare definitivamente con il crollo del muro di Berlino. Ma Macaluso non intende mascherare le ambiguità comuniste, quanto piuttosto ristabilire alcune verità storiche, attraverso un lavoro certosino, con la lettura di testi, di documenti d’archivio e andando a recuperare vecchi discorsi e articoli di stampa. Scrive Macaluso: “L'implosione dell’Urss e del comunismo mondiale sembra abbiano cancellato un’intera pagina di storia, quella di una grande forza popolare costitutiva della Repubblica italiana. La coincidenza di quella crisi con la disgregazione del nostro sistema politico ha completato l’opera”. La storia ha smentito Togliatti che legittimò il regime sovietico, pensando che potesse risolvere le contraddizioni al suo interno.

Però Macaluso nel saggio intende valorizzare il Togliatti “italiano”, uno dei principali padri della Costituzione, assieme a Nenni e De Gasperi («Anche se si ricorda solo De Gasperi»). Un politico che seppe costruire un grande partito di massa, tenendo ferma la barra sempre lontana da derive estremiste.

Ma qual è l'attualità politica dello scritto di Macaluso?

Le riflessioni, contenute nel libro, non sono frutto di nostalgie, ma suonano come un richiamo forte alla sinistra di oggi. Macaluso delinea il profilo di un politico che ha avuto la capacità e il coraggio di compiere delle scelte nei momenti difficili, a partire dalla svolta di Salerno nel lontanissimo 1944. Questa è l'attualità della lezione togliattiana. Macaluso fa queste riflessioni in chiave evidentemente polemica con la fragilità della sinistra di oggi, incapace anche di fare i conti con la propria storia. Una sinistra che pare venuta dal niente, preferendo occultare il proprio passato. Piaccia o no, osserva Macaluso, nella storia della sinistra italiana, svolsero un ruolo fondamentale il Pci e Palmiro Togliatti. Oggi la sinistra s’ispira a Papa Giovanni e al Cardinal Martini, escludendo Gramsci, Togliatti, Amendola, Nenni, Lombardi, Di Vittorio dal suo Pantheon, andando in cerca di nuove identità nel giustizialismo e ricordando un Berlinguer di “buona annata” solo per la questione morale. Quel passato e quei leader appartengono invece alla storia della sinistra. Compreso Craxi con tutte le sue degenerazioni. Una sinistra incapace di elaborare criticamente il proprio passato, preferendo rinnegarlo, faticherà a costruire il futuro. Il messaggio in bottiglia di Macaluso è tutto in un vecchio proverbio cinese che è anche la chiusa del libro: “Chi prende l'acqua da un pozzo non dovrebbe dimenticare chi l'ha scavato”.

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