Aiuta un disabile e vuole incontrarlo. Negato il permesso al serial killer Donato Bilancia

PADOVA. «Mancanza di elementi rassicuranti sotto il profilo della pericolosità sociale, mancato svolgimento di un percorso psicoterapeutico e parere contrario del direttore del carcere». Questa la motivazione che ha spinto il magistrato di Sorveglianza di Padova, Tecla Cesaro a rigettare l’istanza di richiesta di un permesso premio a Donato Bilancia, 68 anni, lucano d’origine ma ligure d’adozione, recluso al Due Palazzi per la condanna a 13 ergastoli per 17 omicidi. Bilancia ha chiesto tramite il suo avvocato difensore di potersi recare alla Casa di accoglienza Piccoli Passi per poter incontrare un bambino cinese gravemente disabile, affetto da sindrome di Down, degente all’Opera della Provvidenza Sant’Antonio di Sarmeola al quale egli eroga mensilmente una parte della sua pensione (ovvero 190 euro), garantendone la frequenza a scuola. Chiesta pure l’autorizzazione a contattare il difensore del marito di una delle vittima al fine di comunicare personalmente la disponibilità a forme di riparazione del danno. Bilancia, in carcere da 21 anni, vuole dimostrare che è cambiato rispetto alla sua vita criminale che l’ha portato nell’arco di soli sei mesi a uccidere 17 persone venendo ribattezzato come “il serial killer delle prostitute”. I giudici, a tale riguardo, dissero: «Non era un robot con la mente malata, ma un uomo intelligente e lucido che preparava i suoi delitti con precisione e meticolosità impressionante, un uomo freddo e cinico ma sempre perfettamente consapevole e in grado fino all’ultimo di recedere dal suo proposito che egli sempre dominava invece di essere dominato».
Aiuta chi è in difficoltà
Oltre al bimbo cinese, dal 2010 il serial killer concorre mensilmente al sostegno di una famiglia palermitana con due figli disabili. Poi nel 2015 ha aiutato anche un bimbo padovano malato fino alla morte del piccolo. Il giudice Cesaro scrive che risultano apprezzabili parecchi risultati raggiunti: la stabilizzazione della regolarità della sua condotta, il suo percorso di studi con il conseguimento del diploma di ragioneria, le tre lingue straniere imparate, gli esami universitari che sta sostenendo nella facoltà di “Progettazione e gestione del turismo culturale” oltre al lavoro che lo impegna quotidianamente dalle 8.30 alle 12 in cucina.
Il don del carcere
Sul suo impegno verso le persone meno fortunate, il cappellano del carcere, don Marco Pozza (che ha realizzato con Papa Francesco due libri intervista divenuti bestseller) parla come di «una delle più sincere e disinteressate gesta di carità che mi è capitato di vedere in questi sette anni di lavoro». Ma il magistrato analizza che non sono stati acquisiti elementi tranquillizzanti sotto il profilo della pericolosità sociale visto che «Bilancia si è sempre dimostrato responsabile di quanto fatto, ma solo da un punto di vista meccanico e di non avere alcuna responsabilità per quanto riguarda l’aspetto morale, pur sentendosi dispiaciuto per i parenti delle vittime in quanto convinto di essere colpito da una specie di malattia non controllabile ma limitata nel tempo». Quei tragici 6 mesi sarebbero stati un momento di fragilità visto che fino ai 45 anni la sua vita sarebbe stata irreprensibile. «Una malattia guarita» ammette il detenuto. Il percorso terapeutico è stato avviato solo nel marzo 2019 ed è tuttora in corso e quindi ancora manca per il giudice la comprensione delle sue gravissime condotte. Il suo legale ha presentato ricorso al tribunale di Sorveglianza di Venezia.
I precedenti
Nel 2017 il serial killer ha ottenuto un permesso di un paio d’ore (era accompagnato da un’imponente scorta) per visitare la tomba dei genitori a Nizza Monferrato (Asti). Curiosa poi una decisione della Cassazione che ha precluso la possibilità di un permesso premio a Bilancia per una condanna da 11 mesi per aver aggredito una guardia carceraria, sempre al Due Palazzi. —
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova