Al Circolo ufficiali lavoratori in agitazione contro la Unilabor

Il circolo ufficiali di Prato della Valle è in agitazione. L’Esercito ha esternalizzato i servizi di foresteria, ristorante e bar, ma a palazzo Zacco le cose non funzionano e i primi a rimetterci sono i dipendenti delle società. Il sindacato Ugl terziario ha dichiarato a fine novembre lo stato di agitazione. Vari i motivi della protesta: mancata retribuzione, da parte di Unilabor scarl, dello stipendio (che arriva spesso con un mese e una settimana di ritardo), mancato versamento dei contributi previdenziali (fermi da giugno), riduzione agli iscritti Ugl delle ore di lavoro, cosicché lo stipendio, già basso, viene mangiato di 100-150 euro a settimana.

Al contrario, i non iscritti al sindacato fanno gli straordinari e, in alcuni casi, l’azienda utilizza personale a chiamata. Infine Unilabor non ha attuato la sentenza del giudice del lavoro che ancora a settembre imponeva di reintegrare un lavoratore del Circolo: Eddy era il capo sala a palazzo Zacco, ma si è esposto per sé e per i suoi colleghi durante uno sciopero ed è stato mandato alla casa circondariale a fare il lavapiatti e aiuto cuoco. La vicenda è giunta in tribunale grazie agli avvocati Francesca Varotto Zannini e Giovanni Finocchiaro. Nella querela il sindacalista dell’Ugl, Maurizio Barbieri, ha anche denunciato che ai dipendenti che hanno scioperato Unilabor ha trattenuto tre ore di paga.

A lavorare in Prato sono 13 dipendenti full time e a tempo indeterminato tra camerieri, cuochi e baristi. Sette di questi lavoratori sono iscritti all’Ugl e sono quelli che pagano di più le scelte unilaterali e discutibili di Unilabor. «Siamo preoccupati e arrabbiati» scandisce Barbieri, «intendiamo chiedere al committente, il Ministero, di non pagare Unilabor e tenere fermi i soldi finché non sistemano la situazione con i dipendenti». «Abbiamo informato il generale e il colonnello direttore del circolo» aggiunge Giuseppina Mortellaro, di Confintesa terziario, «delle scorrettezze, compresi i prezzi che aumentano improvvisamente e le giornate chiuse senza rispettare gli impegni. Abbiamo scritto perfino al ministro Di Maio. Ma ancora nessuno ci ha risposto». –

Elvira Scigliano

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