Alla Fanton è una crisi senza fine arrivano altri 52 licenziamenti

CONSELVE. Si chiude con 52 licenziamenti la trattativa che ha visto ancora una volta contrapporsi la Fanton di Conselve e le parti sociali preoccupate di scongiurare gli effetti devastanti di una crisi che aggiunge disoccupazione a un territorio già in difficoltà. L’azienda - fra le più importanti della Bassa Padovana e attiva nella realizzazione di materiale elettrico per l’edilizia - ha visto negli ultimi cinque anni più che dimezzarsi il proprio fatturato e ridursi oramai solo ad un terzo i dipendenti attivi. È un ridimensionamento pesante e annunciato da tempo quello di una delle ultime importanti realtà industriali di un territorio che già agli inizi del 2016 aveva visto dimezzati i posti di lavoro nell’industria rispetto a prima della crisi e che ora punta a proseguire l’attività a ranghi ridotti. «Fanton lavorava bene producendo cavi elettrici e prese di corrente per l'edilizia», ricorda Marco Galtarossa, segretario della Filctem Cgil di Padova che segue già da tempo la vertenza. «Poi la recessione del settore, la riduzione dei fidi da parte delle banche e alcune scelte strategiche secondo noi azzardate, come quella di abbandonare il mercato dei cavi elettrici per agire solo in quello delle prese di corrente, hanno messo in ginocchio l’azienda che viene da quattro anni di solidarietà e diversi cicli di Cassa integrazione». L’ultimo dei quali - attivato solo un anno fa, a rotazione per tutti i dipendenti (all’epoca 114) - puntava dare un nuovo slancio all'azienda ma i risultati non sono stati quelli sperati. «La situazione è ancora più tragica perché avviene in un territorio, quello della Bassa Padovana, che difficilmente sarà in grado di riassorbire gli esuberi», continua Galtarossa. «Con la Regione e in accordo con l’azienda abbiamo attivato corsi di formazione per i dipendenti in Cigs. Sono corsi che puntano all’acquisizione di nuove competenze spendibili sul territorio. Ma è pure vero che molti lavoratori, non abbastanza giovani per essere appetibili sul mercato e non abbastanza anziani per accedere alla pensione, rischiano di trovarsi in mezzo a una strada assieme a famiglie spesso a monoreddito». E per il sindacalista il dramma si acuisce significativamente con l’assenza di ammortizzatori sociali funzionali a un eventuale reinserimento. «L’unico strumento che ci è rimasto è quello dell’Anaspi» spiega il segretario della Filctem. «Non possiamo più accedere a ulteriori ore di Cassa integrazione, gli incentivi della Mobilità non esistono più e la disoccupazione è di breve durata. Il risultato non può che essere drammatico per altre famiglie che andranno a ingrossare le file dei tanti che, in quell’area della provincia, faticano a portare a casa quel tanto che serve per pagare l’affitto e far studiare i propri figli». (r.s.)
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