All’Accademia brilla il ritrovato splendore delle visioni di Bosch

di Enrico Tantucci
I Bosch ritrovati prima del “ritorno a casa”. Sono in esposizione da oggi e fino al 7 febbraio alle Gallerie dell’Accademia a Venezia, due delle tre opere veneziane del grande artista rinascimentale olandese, precursore del Surrealismo, con i suoi straordinati dipinti cupi e visionari, popolati da creature immaginarie e fantastiche, mostri, demoni e personaggi biblici, nel linguaggio simbolico ed enigmatico che gli è proprio e che fu appunto fonte d’ispirazione per i Surrealisti nella prima metà del Novecento, da Mirò a Dalì, da Magritte a Max Ernst.
Sono stati restaurati per l’occasione ed esposti dopo l’intervento - con una postazione multimediale che ne illustra le varie fasi - i due polittici delle Visioni dell’Aldilà e il Trittico di Santa Liberata, a cui si aggiungerà a maggio il Trittico degli Eremiti, ancora in fase di restauro.
I tre capolavori di Bosch saranno infatti tra i protagonisti della grande retrospettiva - la più importante mai realizzata - dedicata all’artista nei cinquecento anni della morte, intitolata “Jheronimus Bosch - Visioni di un genio”, nella sua città natale, Den Bosch, che oggi non conserva alcuna sua opera, all’Het Noordbrabants Museum della città olandese dal 13 febbraio all’8 maggio.
Esponendo qui circa 40 di esse, tra cui 20 dei 25 dipinti sicuramente attribuiti all’artista, che non li firmava. Riunite in una sola sede, si potranno ammirare, tra gli altri capolavori - oltre a quelli veneziani - l’Estrazione della pietra della follia, Le Tentazioni di Sant’Antonio, la Nave dei folli, la Morte di un avaro. L’esposizione è frutto di un intenso e ambizioso lavoro di ricerca storico-artistica, di documentazione e di restauro, che è stato portato avanti dal 2007, nell’ambito del Bosch Research and Conservation Project (BRCP), per iniziativa della Fondazione Stichting Jheronimus Bosch 500 e della Radboud Universiteit di Nimega.
Dopo la mostra a Den Bosch il Trittico degli Eremiti tornerà alle Gallerie dell’Accademia, mentre gli altri due polittici veneziani di Bosch voleranno a Madrid al museo del Prado (per un’altra mostra dal 31 maggio all’11 settembre). Per poi riunirsi finalmente a dicembre, ma a Palazzo Ducale, per una mostra curata dalla fondazione Musei Civici dedicata a Bosch e ai pittori coevidel Mediterraneo. Intanto c’è questa anteprima veneziana inaugurata ieri dal direttore delle Gallerie dell’Accademia e da quello dell’Het Noordbrabants Museum Charles de Mooj, con il viceambasciatore dei Paesi Bassi in Italia e un manipolo di studiosi italiani e olandesi coinvolti nell’iniziativa.
Il restauro tre dipinti veneziani di Bosch - finanziato dalla Getty Foundation e dal Bosch Research and Conservation Project - avviato già nel 2013 ha riguardato i supporti lignei dei polittici oltre alla superficie pittorica.
Entrambi i trittici avevano seri problemi di conservazione per diffuse lacune e abrasioni e strati di vernici brune da rimuovere, riportando i colori a una vivida brillantezza. Il restauro dei quattro pannelli lignei delle Visioni dell’Aldilà ha interessato invece il recupero pittorico dei magnifici “finti marmi” realizzati sul retro dei dipinti. Considerati a lungo un’aggiunta posteriore non originale, si sono rivelati invece essere di mano di Bosch, con un’originale tecnica di “dripping”, anch’essa anticipatrice rispetto ai suoi tempi.
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