Allison lascia Padova, altri 120 posti in fumo

L’azienda dell'occhialeria chiede a tutti i lavoratori di trasferirsi a Mantova. Chi non accetta perde il posto

PADOVA. Padova rischia di perdere altri 120 posti di lavoro. Questa volta è la Allison Spa di via Prima Strada 35 ,in piena zona industriale, a puntare a un trasferimento che vedrebbe la chiusura definitiva del quartier generale e del centro logistico di una celebre realtà dell’occhialeria del Padovano. Oltre a produrre occhiali con marchi propri, Allison Spa (35 milioni di euro di fatturato circa e un bilancio in pareggio negli ultimi due anni) è la concessionaria di marchi di grido come Iceberg, Moschino, Missoni, Benetton, Moncler ed altri.

Una storia come (purtroppo) tante nella Padova degli ultimi 12 mesi dove i tassi di occupazione, pure in leggera ripresa rispetto agli anni scorsi, scontano i tagli pesanti dei grandi gruppi della distribuzione come Auchan e Trony, la chiusura di realtà come Billa e di interi stabilimenti come nel caso della In.Co di Mestrino di proprietà del gruppo Ermenegildo Zegna.

Per i lavoratori di Allison la notizia è stata un colpo pesante che ha colto tutti di sorpresa. A comunicare ai dipendenti la scelta del trasferimento è stata la stessa azienda che con una lettera di poche righe, recapitata nei giorni scorsi a mezzo posta, chiedeva la disponibilità a uno spostamento a Mantova entro la prima metà di dicembre a tutti i 120 dipendenti di Padova. «Dopo una razionalizzazione pesante che già nel settembre del 2013 aveva lasciato sul campo 39 posti di lavoro la situazione sembrava tranquilla» spiegano Marco Galtarossa e Barbara Schiavo della Filctem Cgil di Padova. «In aprile l’azienda aveva espresso l’esigenza di un taglio dei costi risolto con un contratto di solidarietà che metteva al sicuro tutti i 120 lavoratori. Ora, senza nessun preavviso, è arrivata questa lettera e l’azienda non si è resa disponibile a discutere alcunché».

Ora, entro il 25 di agosto, i 120 dipendenti di Allison (dove la componente femminile raggiunge il 60% almeno del totale), devono rispondere fornendo o meno la loro disponibilità al trasferimento nella struttura produttiva della società a Mantova, abbandonata già da alcuni anni. «Si tratta di fare ogni giorno per lo meno 120 chilometri all’andata e altrettanti di ritorno per andare a lavorare» dichiara Barbara Schiavo, segretario della Filctem Cgil di Padova. «Per altro in uno stabilimento che necessita di bonifiche contro l’amianto e di una completa riorganizzazione degli spazi. Padova ospita infatti l’amministrazione, la progettazione, la logistica e tutte le funzioni di un quartier generale mentre quello di Volta Mantovana era uno stabilimento produttivo. Le esigenze sono diverse, gli spazi anche ma l’organizzazione e la logistica rischiano di soffrirne pericolosamente».

E non è andato a buon fine neppure il primo confronto tra la proprietà e i sindacati svoltosi d’urgenza ieri pomeriggio. «Avevamo intenzione di ragionare insieme sulla possibilità di trovare una sede alternativa in zona che non depauperasse il territorio di altri posti di lavoro confrontandoci a tutto tondo per capire cosa fosse meglio fare per la salute della società e dei lavoratori» spiega Marco Galtarossa segretario generale della Filctem provinciale «ma non abbiamo ricevuto nessuna risposta. Ora non possiamo che dichiarare lo stato di agitazione e ragionare con le altre sigle presenti in azienda per capire quali possano essere le forme di una protesta che si rende necessaria».

Intanto per venerdì è prevista un’assemblea dei lavoratori per fare il punto sulla situazione.

Argomenti:crisilavoro

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova