Allontanata dal figlio malato: denunce, accuse incrociate e richiesta di indagine sui servizi sociali
Una madre di Mestre denuncia di essere stata allontanata dal figlio di nove anni, malato di tumore al cervello e ricoverato a Padova. La vicenda nasce nel 2022 dopo segnalazioni del padre e interventi dei servizi sociali, che avrebbero portato all’affido esclusivo al genitore

Le sarebbe stato impedito di far visita al figlio di nove anni, ricoverato nel reparto di neuro-oncologia pediatrica di Padova con la diagnosi di un tumore al cervello: sarebbe questa la storia di una madre, di Mestre, allontanata dalla sua famiglia con l’accusa di essere una presenza negativa, aggressiva, molestatrice. La vicenda sarebbe cominciata qualche mese prima della fine del 2022 e, solo inizialmente, nel Bresciano.
Proprio nel novembre di quell’anno ad entrare in casa della famiglia - composta al tempo da due bambini piccoli, moglie e marito - sarebbero state le forze dell’ordine. Un intervento richiesto probabilmente dal padre dei due che in quell’occasione avrebbe segnalato atteggiamenti negativi in capo alla compagna, indirizzati a sua detta precisamente nei confronti dei due figli. Una chiamata che però non aveva arginato la spinosa questione ma che, anzi, aveva messo in moto una serie di ulteriori verifiche di competenza dei servizi sociali della zona.
Una situazione che quindi si sarebbe prolungata nel tempo, portando gli operatori dell’assistenza pubblica a seguire la famiglia non solo nella regione Lombardia ma anche, due anni più tardi, nel Veneziano, quando il nucleo si era trasferito, prendendo la residenza nella città di Mestre. Qui i servizi sociali avrebbero continuato ad osservare i quattro, fino a ricevere però anche una seconda telefonata. Una denuncia simile che questa volta però alla madre sarebbe costata il definitivo allontanamento dalla famiglia, con i figli affidati alla completa custodia del padre. Una decisione, quella delle autorità competenti, che non sarebbe mai stata accettata dalla donna che, per tutta risposta, aveva probabilmente deciso di denunciare l’ex compagno, accusandolo in seconda battuta di abusi sessuali nei confronti dei figli.
Una guerra tra i genitori, scoppiata a suon di accuse, che avrebbe richiesto immediatamente sempre nuovi interventi e verifiche da parte degli enti competenti, tanto dei servizi sociali, quanto anche dell’azienda sanitaria veneziana. Se da una parte il padre ne sarebbe uscito pulito, con il tribunale che poi avrebbe confermato la sua totale capacità di gestire i due figli in sicurezza, così non sarebbe stato invece per la madre. Valutazioni cliniche effettuate nel corso del 2025 sulla donna in ospedale avrebbero messo in moto una serie di ulteriori controlli da parte dei servizi sociali che, davanti ad un giudice, avrebbero poi portato alla definitiva esclusione della madre dal nucleo familiare. Una storia che però si sarebbe ulteriormente aggravata con la malattia del figlio, inizialmente incompresa dai medici, ascritta da qualcuno anche come una reazione psicosomatica dovuta alle sofferenze date dalla separazione familiare. La diagnosi reale però sarebbe comunque arrivata, dopo, con il nome di un tumore al cervello al quarto stadio.
Un referto medico che - secondo le denunce della madre - avrebbe richiesto migliori accertamenti, più veloci. Esami che, secondo le ricostruzioni, sarebbero invece stati ritardati o addirittura preclusi, costringendo il bimbo ad un peggioramento improvviso, ad un’operazione all’ultimo momento, alla perdita della capacità di camminare, ad una paresi facciale e infine alla diagnosi di invalidità, con il pericolo di perdere la vita in ogni momento.
La vicenda è stata denunciata dall’associazione “Differenza donna” che sul web avrebbe definito l’episodio come un caso di “alienazione parentale”, spiegando come si tratti di un «concetto privo di basi scientifiche e di validità clinica, utilizzato nei tribunali per screditare le madri che denunciano violenza, allontanare i bambini dal loro principale caregiver e imporre misure traumatiche come i prelievi forzati e il collocamento coatto», chiedendo poi «un’indagine sull’operato dei servizi coinvolti, sulle omissioni mediche, sui ritardi diagnostici, sulle decisioni giudiziarie che hanno messo a rischio la salute dei bambini», insieme alla «sospensione immediata di ogni misura che impedisca alla madre di vedere i figli con una riforma che tuteli i minori e riconosca la violenza contro le donne come fattore determinante nei giudizi sull’affidamento. —
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