Antiochia era fratello del martire di mafia

VIGONZA
È confermato per domani alle 16 nella chiesa di Perarolo il funerale di Corrado Antiochia, il pensionato di 63 anni morto venerdì mattina cadendo accidentalmente dalle scale interne della sua casa di Perarolo.
La vittima era il fratello maggiore di Roberto Antiochia, il giovane poliziotto, scorta del commissario e vicecapo della Squadra mobile di Palermo Ninni Cassarà e ucciso insieme a lui il 6 agosto 1985 in un agguato mafioso. Alle esequie ci sarà sicuramente Alessandro, il terzo fratello Antiochia. Non viene esclusa la presenza di un rappresentante di “Libera contro le mafie”, il coordinamento di 1600 associazioni unite dall’impegno per il bene comune, per la dignità e la libertà delle persone. Sul proprio sito Libera ha espresso il proprio cordoglio alla famiglia. «Ci stringiamo con profondo affetto ad Alessandro Antiochia per la perdita di suo fratello Corrado, alla signora Marina Bettini sua moglie, all’intera famiglia» scrive il coordinamento «Roberto Antiochia, agente di polizia ucciso a Palermo da Cosa Nostra nel 1985 all’età di 23 anni, era il loro fratellino minore, più giovane di 4 anni. Corrado raccontava che aveva sempre protetto Roberto, fin da piccolo ed era stato difficilissimo superare il dolore per la sua morte. In questa giornata di lutto, il nostro pensiero va anche a Saveria, donna straordinaria e madre di questi tre uomini. La loro famiglia ha tracciato una strada importante per tutti noi, per la costruzione di una memoria collettiva che rendesse vivo il ricordo di Roberto e di tutte le vittime innocenti delle mafie».
È una testimonianza importante poiché a Perarolo Corrado Antiochia e la moglie non sono per nulla conosciuti pur essendo arrivati nel 2000 da Noventa Padovana. In questi vent’anni la coppia ha vissuto nel più stretto riserbo e anonimato. Quella di Antiochia è stata una vita appartata nel rispetto del ricordo del fratello eroe, che fu insignito insieme a Cassarà della Medaglia d’oro al valor civile. Roberto Antiochia aveva solo 23 anni quando cadde nell’agguato mortale a Cassarà da parte dei killer della mafia in via Croce Rossa, davanti alla casa del commissario.
Per proteggerlo dalla gragnuola di colpi sparati coi kalashnikov gli fece scudo col suo corpo. Cassarà morirà pochi minuti dopo, fra le braccia della moglie. In quei giorni Antiochia era in ferie ma, dopo l’agguato mortale al commissario Beppe Montano con il quale aveva pure lavorato, tornò a Palermo per scortare Cassarà. Appena pochi giorni fa, il 6 agosto scorso, in occasione del 36 esimo anniversario, il questore di Palermo Leopoldo Laricchia aveva ricordato il sacrificio di Cassarà e Antiochia deponendo una corona d’alloro alla presenza dei familiari, tra cui Corrado, e delle autorità nella stele marmorea in piazza Giovanni Paolo II. C’è anche un libro con la prefazione di don Luigi Ciotti, “In nome del figlio” di Jole Garuti, che rievoca la storia umana e professionale del giovane poliziotto scomparso. È stato pubblicato dopo la morte di Saveria, madre dei fratelli Antiochia, tra le fondatrici di “Libera”. —
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