Anziana inferma picchiata dalla badante
Assistente domestica moldava incastrata grazie al video ripreso da un residente. Il giudice impone l’allontanamento

Antonietta ora tiene la testa china, lo sguardo perso nel suo infinito e ripete incessantemente una parola. Scusa. Suo figlio si avvicina per una carezza e lei parte:
“Scusa, scusa, scusa”.
Era probabilmente l’unica difesa che il suo corpo inchiodato a una sedia a rotelle consentiva, quando si trovava in balìa della belva che le faceva da badante. Quasi un riflesso incondizionato, nella nebbia generale dell’Alzheimer. Antonietta è una donna di 86 anni con una voglia tremenda di gridare, di chiedere aiuto, di far valere il suo diritto a vivere serena fino all’ultimo dei suoi giorni. Invece ogni colazione, ogni pranzo e ogni cena si trasformavano in un incubo fatto di sberle, pugni in testa e strattoni. Violenze che venivano dalla donna di cui tutti ormai si fidavano perché in quella casa ci lavorava ormai da 10 anni. Viorica Bujenita, 46 anni, moldava, è la donna che non ti aspetti. Sorridente e rassicurante quando si doveva esibire davanti al figlio di Antonietta, un’aguzzina senza scrupoli nel momento in cui rimaneva sola in casa. C’è un video fatto da un abitante della zona che dà finalmente una spiegazione a tutti quei lividi, giustificati ogni volta con una scusa diversa.
“È scivolata mentre le lavavo i capelli”
,
“Un piccolo incidente mentre la mettevo sul divano”
. Erano tutte fandonie. Ciò che accadeva in quella casa di via Lussino si vede nel filmato orrendo da cui sono partiti i carabinieri di Prato della Valle per sviluppare la loro indagine. Antonietta non riusciva a bere e per questo è stata percossa senza pietà. Ora per quella badante è scattato il divieto di avvicinamento all’anziana, provvedimento del giudice contestuale a un fascicolo aperto per maltrattamenti e lesioni personali. «Dopo aver visto quelle immagini, non riesco più a prender sonno la notte», dice battendosi le mani al petto il figlio Claudio Bertocco.
La storia di Claudio e della madre Antonietta è quella di altre migliaia di famiglie. È la vita che si fa difficile, la vecchiaia che diventa una malattia. Il figlio con un lavoro fuori città e l’esigenza di un’assistenza costante alla madre che non è più autosufficiente. In casa con la mamma c’è anche il fratello minore, malato psichico, anch’egli sulla sedia a rotelle. Le badanti in servizio erano sempre due. Quella nuova, assunta dopo decine di colloqui. E quella storica che in casa ci sta da dieci anni. Tre o quattro giorni a testa, così da dividere un compito effettivamente non facile.
«Gli incidenti ormai avvenivano quasi a cadenza settimanale» ricorda il figlio che ora comincia a dare un senso a tutto. «Io cercavo di capire, le chiedevo di inviarmi le foto. A novembre mi ha mandato l’immagine del ginocchio di mia madre reso nero da un ematoma. Una botta mentre camminava con il bastone, mi ha detto. Si è scoperto poi che c’era una frattura e dopo quella botta non ha più camminato».
Antonietta necessita di cure e assistenza in ogni momento del giorno. Deve essere imboccata, deve essere cambiata, lavata, aiutata in ogni spostamento. «Si scusava, mi diceva che sbatteva a destra e a sinistra in casa. Una volta sul comodino, l’altra sul ripiano usato per cambiarla. Io ogni volta pretendevo l’intervento della guardia medica e ho chiesto consulti a tutti i medici che conosco. Ma le ecchimosi non sono facili da interpretare. E in quella casa né mia madre né mio fratello erano in grado di dirmi ciò che succedeva».
Il giudice Margherita Brunello, nel provvedimento, dipinge un quadro di “protratta sopraffazione”, di “prevaricazione fisica” e di “ingiustificata durezza”. È l’incubo di ogni figlio che ingaggia una badante, il dubbio che divora sempre tutti. Stavolta però c’è un giudice che certifica l’inferno tra le mura domestiche: «Viene ripetutamente percossa in viso, nel capo, strattonata, a riprova dell’instaurazione di un rapporto di carnefice/vittima, in cui ogni occasione è buona per mortificare l’anziana non autosufficiente, non deambulante e incapace di difendersi sia materialmente sia a parole».
I primi punti interrogativi risalgono a circa un anno fa. Ma non è facile approfondire un simile contesto. Si arriva quindi a domenica scorsa, quando è un abitante del quartiere a riprendere una scena con il suo telefonino. Si vede Viorica Bujenita che serve il pranzo ad Antonietta. Il filmato dura 7 minuti. Nella prima parte si vede la badante che la imbocca in modo frettoloso. Ma è quando la donna di 86 anni non beve che si scatena l’inferno. Prima una sberla in faccia, poi un’altra seguita da un pugno in testa. Le afferra i capelli e la strattona avanti e indietro, rischiando di farle sbattere la testa sul piatto. L’audio è tremendo. È il rumore della mano che impatta sul viso dell’anziana.
“Devi bere, hai capito”,
grida l’assistente domestica.
Oltre al video sono state raccolte altre prove, sono state sentite persone. I carabinieri hanno potuto così presentare un quadro completo al gip che ha emesso il provvedimento. Purtroppo non è finita. Bisogna capire da quanto andavano avanti le violenze. Soprattutto bisogna capire se anche il figlio dell’anziana veniva pestato in quello stesso modo. L’altro giorno è riuscito a dire:
“Vittoria è cattiva”
. Ciò che sta dietro quella frase lo dovranno scoprire gli psicologi. «Io voglio che il sacrificio di mia mamma non sia stato vano. Servono leggi apposite per le persone indifese che subiscono queste violenze». E questa ora è la battaglia di Claudio. Un figlio che non si dà pace.
e.ferro@mattinopadova.it
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