Arcella, i residenti incontrano il Mattino: «Ciclabili vere e meno traffico nelle vie interne»

La redazione del Mattino di Padova ha ascoltato i cittadini ieri nella casa di Quartiere per parlare di mobilità: «Su via Piacentino un errore tornare al doppio senso»

Costanza Francesconi
I residenti dell'Arcella con i redattori del Mattino di Padova
I residenti dell'Arcella con i redattori del Mattino di Padova

Potersi muovere in sicurezza per le strade dell’Arcella, a piedi e in bici ancora prima che in automobile. E più che nelle direttrici, nelle viuzze minori: insidiose perché soffocate dalle auto parcheggiate su ambo i lati, perché attraversate da chi corre al volante e da ciclisti che, senza percorsi a loro dedicati, zigzagano tra pedoni e veicoli.

I residenti di uno dei quartieri più popolosi della città hanno ragionato attorno ai problemi della mobilità (come strade scolastiche, zone 30, piste ciclabili) nel terzo e ormai consueto appuntamento con i giornalisti del mattino, ieri nella Casa di quartiere. L’assenza di un vero studio e piano del traffico da cui tracciare un progetto organico della viabilità dal Borgomagno a Pontevigodarze, è il principale punto sollevato dai cittadini.

Ciclabili rattoppate

Di quest’assenza una prima conseguenza è la ciclabilità disomogenea all’Arcella. L’utenza la percepisce rattoppata, pericolosa. «Quando non è quasi invisibile a terra, la segnaletica per i ciclisti è del tutto assente», denuncia Giorgio Fasolo. «Entrando dal cavalcavia Borgomagno, che già è rischiosissimo da percorrere, rimanendo sulla destra è impossibile pedalare. Per non parlare delle stradine interne, come davanti al Parco Morandi, senza dossi e in cui le macchine sfrecciano».

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Maura Digito vive in via Bonazza: «A doppio senso, con i marciapiedi che tra auto parcheggiate e buche sono impraticabili da chi si sposta in carrozzina», sottolinea, dicendosi preoccupata per l’ampliamento delle ciclovie urbane annunciata dal Comune: «Finché sono strisce per terra, sono a rischio mortale. Bene aggiungerne, ma con criterio. Fra il tram e le auto non è detto ci sia lo spazio».

Ne fa una questione culturale Concezio Bombonati che all’Arcella ha frequentato le scuole elementari e medie, spostandosi rigorosamente a piedi: «Il volume di traffico dagli anni Sessanta è cambiato. Il quartiere è cresciuto a isole nella ricostruzione del dopoguerra, con più strade strette che non di attraversamento. Di questo bisogna tenere conto – nota – ma finché le ciclabili sono lo più bike lane è difficile spostarsi senza rischi».

I ponti, risorsa o danno

C’è chi vede nei ponti, compreso il Borgomagno e il progetto di abbatterlo e ricostruirlo, una risorsa alla giungla del traffico veicolare che assilla l’Arcella. Per Giovanni Bettin, ingegnere, «sono fondamentali a smaltire l’annoso problema dell’imbuto che si crea all’ingresso e uscita della città, lato quadrante nord di Padova». La pensa diversamente Massimo Camporese, di Pontevigodarzere, che associa al ponte Unità d’Italia «l’inutile abbattimento di un bosco di tigli, lo stravolgimento dell’anima del quartiere, visto che la struttura è attraversata da 3-5 auto all’ora», dice. «Volerne fare uno di nuovo, di attraversamento sul Brenta, distruggerebbe Pontevigodarzere, un rione che ha già dato: siamo di passaggio, non più vivi. Pensare di riportare ancora traffico a ridosso della rotatoria ex Saimp equivale a un crimine ambientale», rincara Camporese e lancia l’ipotesi di una metropolitana di superficie, pubblica, «usando i binari già esistenti. Più tangenziali, ponti e viadotti costruiamo, più incentiviamo l’uso di auto privata e contrastiamo l’uso del trasporto pubblico», conclude.

Eppure quel ponte è apprezzatissimo da chi lo scavalla in bici. Il «ponte verde», come lo ricorda Pamela Novello, che a tutti i presenti alla Casa di quartiere ha rivolto un appello: «Le strade non sono solo di chi si muove in auto, sono dei bimbi, degli anziani».

Il caso di via Piacentino

Novello risiede in via Piacentino, un breve tratto stradale da diversi anni al centro di polemiche politiche ripercorse dalla consigliera comunale del Pd, Etta Andreella: «Uno studio condotto con metodo dai tecnici del Comune, da Legambiente e dalla Consulta di quartiere aveva portato scientemente all’istituzione del senso unico in via Piacentino, eppure quel lavoro verra smantellato ora, nella consiliatura successiva, senza criterio».

Tra il 2021 e il 2023 si era occupata della sicurezza lungo questa via anche l’Associazione genitori per l’Arcella: «Con una petizione firmata da mamme e papà a seguito di uno studio approfondito sulla viabilità che andrebbe fatto a tappeto in tutto il quartiere», fa mente locale Francesca Gallo, mamma.

I sensi unici

Di fatto si parla di istituire sensi unici, se pur scomodi per alcuni utenti costretti a rivedere i propri itinerari per rincasare, emergono dalla maggioranza delle voci come la proposta più a misura di Arcella per snellire quella «viabilità minuta», com’è stata chiamata nel corso del dibattito, «dove se in due auto in direzione opposta non ci possono fisicamente stare, è meglio non permetterne il passaggio».

Via Mozart, via Antonio da Murano sono un esempio. E se i soggetti deboli sono invece i ragazzini, le strade scolastiche sono la carta da giocare: «Lo abbiamo sperimentato con successo ma non senza resistenze davanti alla scuola Muratori lo scorso aprile», ricorda Giorgia Panizzo, mamma arcellana. 

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