Area di fitodepurazione e canile, allargato il divieto di caccia
MONSELICE
La stagione venatoria è cominciata e con lei anche il rischio che, oltre agli animali, siano le persone ad essere colpite dai pallini di piombo delle cartucce sparate dai cacciatori. Per questo il sindaco Giorgia Bedin e l’assessore all’ambiente Lucio Fortin, su sollecitazione di alcuni cittadini, hanno esteso il divieto di caccia nelle vicinanze di alcune aree sensibili. «Nel territorio comunale ci sono due realtà meritevoli di tutela sotto l’aspetto ambientale», spiega il primo cittadino nell’ordinanza, «nello specifico l’area di fitodepurazione lungo il Canale Desturo, con accesso da via del Borgo, e il canile comunale di via Erbecè. Nei pressi di queste aree si rende necessario vietare l’attività venatoria per garantire la tutela di addetti, le persone che le visitano e gli animali».
Il divieto di caccia viene esteso anche per una fascia perimetrale compresa nel raggio di 250 metri dal limite del perimetro di sedime dell’area di fitodepurazione e del canile. Lo scorso autunno infatti alcune persone che passeggiavano nell’area di fitodepurazione hanno visto uccidere una lepre a pochi metri da loro. Il fucile del cacciatore era puntato proprio nella loro direzione e solo una serie di fortunate coincidenze ha evitato gravi incidenti. L’area di fitodepurazione custodisce un patrimonio di avifauna di notevole pregio, che trova nelle sponde dei corsi d’acqua e negli alberi il luogo adatto per riprodursi.
La presenza dei cacciatori, degli spari dei fucili e dei cani, spaventa moltissimo i volatili, costretti a fuggire dall’area protetta. Inoltre, l’associazione che gestisce il sito ha creato al suo interno postazioni di birdwatching, un percorso botanico, con cartellini indicatori delle varie specie vegetali ed organizza visite guidate per cittadini interessati, naturalisti e scolaresche, sensibilizzando sulle specificità dell’area. Grazie a questo provvedimento, si riuscirà in parte a tutelare gli animali presenti nell’area protetta e l’incolumità delle persone che la visitano. —
Giada Zandonà
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