Arrestata la prostituta rumena che spinse un uomo al suicidio

Sceglieva e illudeva uomini dalla personalità fragile per imprigionarli in un rapporto senza via d’uscita, fatto di minacce ed estorsioni che hanno fruttato 165 mila euro. I carabinieri hanno arrestato una donna di 28 anni, rumena, prostituta, accusata dei reati di estorsione e truffa aggravati, continuati e in concorso, commessi tra il 2015 e il 2018.
Ana Alina Ursu, senza fissa dimora, ospitata da connazionali compiacenti, è stata intercettata e fermata dai carabinieri in una sala da gioco di Padova e condotta in carcere a Verona. Con lei sono indagate altre quattro connazionali che hanno partecipato a quello che si è configurato come un disegno criminale di ampia portata. Le tre più giovani, che si prostituivano lungo le strade di Padova e Bologna, dopo avere consumato rapporti sessuali a pagamento, riuscivano a stabilire con i prescelti contatti diretti, insinuandosi nelle loro vite. Da qui iniziavano le minacce mirate a estorcere denaro: a recuperarlo se ne occupavano le altre due complici, una delle quali direttamente dalla Romania, a riprova dell’esistenza di una precisa organizzazione
I carabinieri hanno iniziato a lavorare sul caso a gennaio, mentre erano impegnati a rilevare un caso di suicidio di un piovese di 49 anni. Appunti e altri indizi ritrovati in casa hanno portato i militari a ricondurre il drammatico gesto a una profonda disperazione a seguito dell’incontro, avvenuto qualche tempo prima, proprio con la Ursu. Il rapporto instauratosi tra i due aveva portato l’operaio, completamente succube della situazione, a cercare di soddisfare le continue richieste di denaro da parte della ragazza che non si faceva remore di utilizzare pesanti minacce. L’uomo alla fine, dilapidando tutti i suoi averi, era arrivato a consegnarle 90 mila euro, tra contanti e transazioni internazionali sul circuito Western Union.
Dalle indagini è poi emerso che le vittime erano più di una. Nella diabolica rete erano caduti altri tre uomini la cui identificazione ha permesso di delineare con precisione il modo di operare del gruppetto di donne. Da ingenui “clienti” sono entrati in una spirale senza fine. Richieste continue di denaro dietro minacce, anche di morte. Il timore che le mogli fossero informate delle loro frequentazioni e i pedinamenti da parte di loschi individui a bordo di auto a targa romena li hanno spinti tutti a pagare senza fiatare. Uno aveva pagato 70 mila euro, gli altri due 4.500 e 500 euro.
Nessuna delle vittime, per vergogna e ritrosia, aveva denunciato alle forze dell’ordine l’inferno in cui erano incappate. Per questo i carabinieri invitano eventuali altri uomini finite nella perfida rete a farsi avanti. —
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