Arriva Invictus ecco la prima start up ortopedica

Officina italiana del movimento in uno spazio di 1.600 mq A Ponte San Nicolò investimento da 4,5 milioni in tre anni
Di Riccardo Sandre

Scomporre il movimento in dati e misure oggettive grazie alle più moderne tecnologie e fare di questi indicatori l’alfabeto comune con cui proporre diagnosi e terapie riabilitative verificandone l’efficacia.

Parte da qui la scommessa della start up innovativa Invictus srl, che a Padova si appresta a inaugurare la prima officina italiana del movimento. Uno spazio di 1.600 metri quadri in cui figure professionali diverse come il fisiatra, il fisioterapista, l’ortopedico, la psicoterapeuta, il medico sportivo, l’ingegnere biomedico, la dietista, la pediatra, il logopedista, il kinesiologo, l’operatore shatsu, l’osteopata e il tecnico ortopedico lavorano insieme ad un unico obiettivo.

Un approccio d’équipe, che permette di confrontare diagnosi, terapie e supporti ortopedici e che può rispondere al tempo stesso alla domanda di chi deve sottoporsi alla riabilitazione o all’esigenza dello sportivo che vuole intraprendere un percorso di rafforzamento. Una scommessa da 3 milioni di euro per la realizzazione della struttura e l’acquisto della strumentazione a cui si aggiungono altri 1,5 milioni di euro per gli investimenti di una fase di start up che durerà tre anni.

«Il settore dei supporti ortopedici e delle sanitarie», spiega l’amministratore unico di Invictus, Andrea Castagna, «vive un momento di rivoluzione e chi non sceglie di stare al passo rischia di vedere sfumare posizioni di leadership conquistate col lavoro di decenni». Castagna è il rappresentante della terza generazione della famiglia, che ha fondato e gestisce il Gruppo lombardo Castagna Ortopedia. «Abbiamo scelto di creare un inedito polo integrato che associa ai servizi ortopedici la realizzazione di prodotti su misura. Il tutto puntando sul supporto delle più innovative tecnologie e del know how che università come quella di Padova possono fornire. Ma, al di là dell’eccellenza scientifica del Bo, stiamo lavorando a partnership con l’ateneo padovano ma anche con quello di Udine e con altri ancora. Ma abbiamo scelto Padova per la sua centralità geografica. In Lombardia, per trovare una sede che potesse accogliere un altrettanto vasto bacino di utenza, non avremmo saputo come fare».

La sede padovana di Ponte San Nicolò non è stata pensata solo per accogliere clienti con disabilità, sportivi, e persone comuni che necessitano di una riabilitazione provenienti da tutto il nordest. «Quella di Padova sarà il cervello di un format che vorremo esportare in tutto il Paese nei prossimi anni», spiega la direttrice del centro Invictus di Padova Maria Sole Peron, responsabile della struttura e dei trenta operatori pronti ad affrontare la sfida. «Qui, grazie alle collaborazioni con le università, con la nostra attitudine alla ricerca, e forti di un modello che ci permette di accumulare dati e di elaborarli per lo sviluppo di nuovi protocolli e prodotti, puntiamo a creare un polo della ricerca ortopedica i cui risultati vogliamo riproporre nei centri che apriremo in futuro nel resto d’Italia».

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