Ascopiave, il Tar in campo no al riassetto della holding

PIEVE DI SOLIGO. Annullate. Tutte da rifare. Le 26 delibere con cui altrettanti comuni soci di Asco Holding hanno deliberato la fusione in Asco Tlc dopo la ricognizione imposta dalla riforma Madia, sono nulle. Lo ha deciso il Tar del Veneto, accogliendo il ricorso di Plavisgas, la cordata dei privati che sostiene la fusione in AscoPiave. Una sentenza destinata ad aver ripercussioni di vasta portata, dalla finanza alla politica. È la sconfitta per la linea sin qui sostenuta da Lega, mezzo Pd, Direzione Italia e dal cda della holding - presidente Giorgio Giuseppe Della Giustina in testa – che già aveva incaricato la Finint di Enrico Marchi come advisor per preparare il percorso verso la fusione nella controllata.
Cantano vittoria Plavisgas (ad Oscar Marchetto, capo cordata Massimo Malvestio, quindi i Codognotto, Gino Dal Mas, gli Stefanato, i De Bortoli ) ma anche i sindaci civici, i dissidenti di Lega e Pd e gli altri centristi che non hanno seguito la linea voluta dall’asse Lega-Pd (mezzo) e da cui si è smarcata Forza Italia. Un asse impostato da sempre dal segretario provinciale della Lega, Dimitri Coin ora deputato, e dalla sindache leghiste Sonia Fregolent e Angela Colmellere, anch’esse neoparlamentari.
Il Tar ha riconosciuto legittime le istanze dei soci privati, da tutelare nel loro interesse a valorizzare il loro bene patrimoniale. Ma, soprattutto, ha stabilito che, eccezione fatta per la distribuzione del gas, i comuni non possono svolgere attività di vendita e concorrenza nella distribuzione di servizi. E che queste voci rientrano invece nella mission societaria di Asco Tlc. Non solo: ne va anche dell’attività di Ascotrade, la controllata della quotata Ascopiave che si occupa della vendita di servizi. E anche qui, si dovrà intervenire.
Per il Tar, questa scelta va contro la ratio della riforma Madia e nella legittima tutela dei servizi di interessi generale. Di qui l’annullamento delle delibere dei 26 comuni: ora dovranno riformularle ripulendo Tlc da servizi, vendita e tutto quel che non è infrastrutturazione. Il Tar si è allineato peraltro a precedenti sentenze, fra cui quella della Corte dei Conti della Lombardia.
Nel bocciare tutti i moti di resistenze dei 26 comuni, mette in campo gli strumenti per assicurarsi il controllo anche in caso di quote polverizzate come nel colosso Asco e cita espressamente patti parasociali e patti di sindacato, mai adottati a Pieve di Soligo. Infine, il Tar ritiene competente il tribunale ordinario per la questione della titolarità delle azioni, questione chiave messa in campo da Plavisgas, che ritiene che avendo i comuni sforato il termine per mettersi in regola (essendo le delibere annullate) perdano ora la titolarità delle azioni, da mettere in vendita con prelazione agli altri soci della holding. Marchetto, Malvestio & Co sono pronti a rivolgersi ai giudici del tribunale civile, per sbaragliare il campo. In primis chiedendo i danni al cda e al collegio sindacale, ritenendoli responsabili dei danni patrimoniali patiti, e chiedendo la loro revoca. A Pieve di Soligo, per ora, si è preso atto della sentenza: a breve il presidente Della Giustina convocherà un cda per valutare la situazione, ma il fronte pro Tlc è convinto, anche dopo la sentenza, di poter andare avanti. I bene informati dicono che sarebbero già partiti i “pontieri”, per evitare la resa dei conti. Offrendo ai privati un turnover in cda, la possibilità di acquistare dai comuni altre quote, e aprendo una stagione di dialogo.
Andrea Passerini
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova