Assegni falsi, due anni per Longhi

L’ex capitano del Calcio Padova condannato a Vicenza per traffico di titoli di credito

Non solo le condanne, ma anche un risarcimento che, con i tempi che corrono, fa quanto meno pensare. È quello a favore della Banca popolare di Vicenza, che aveva chiesto i danni alla banda degli assegni contraffatti. Fra quelli materiali - una complessa istruttoria interna - e soprattutto quelli d’immagine, 60 mila euro. Di fatto, Bpvi sottolinea che alcuni vicentini noti alle cronache avrebbero danneggiato, con il loro comportamento, il buon nome dell’istituto. L’avvocato Lorena Puccetti, che con l’avvocato Enrico Ambrosetti tutela la banca, in aula davanti al giudice Elena Garbo ha precisato che i fatti sono antecedenti al crac: risalgono al 2014. Il tribunale ne ha liquidati 10 mila, solo quelli del danno economico.

La sentenza. Il tribunale ha accolto la ricostruzione del pubblico ministero onorario Andrea Morabito, infliggendo ad alcuni imputati pene meno severe. Tre anni e tre mesi di reclusione e 800 euro di multa è la condanna per Catello De Rosa, 37, di Vicenza, via Malvezzi (era difeso dagli avv. Andrea Balbo e Francesco Rucco); 3 anni e due mesi e 700 euro per William Poropat, 46, di Vicenza, via Baracca (avv. Lino Roetta); due anni e 900 euro per Paride Segato, 34, di Monteviale, viale Zileri (avv. Matteo Sacchetto); due anni e 900 euro per l’ex capitano del Calcio Padova Damiano Longhi, 51, di Selvazzano (avv. Fabio Greggio); due anni e 900 euro per Alessandro Angeli, 61, di Arcugnano, via Vegre, e infine due anni e mezzo e 600 euro per Stefano Parise, 46, di Arzignano, via Tevere (avv. Egidio Verzini), ex amico per la pelle di Andrea Ghiotto. Quest’ultimo, 47 anni, di Zermeghedo, aveva patteggiato con l’avv. Lucio Zarantonello 16 mesi all’inizio del dibattimento.

Le accuse. Gli imputati avevano fatto parte di quella che gli inquirenti ritenevano la banda degli assegni contraffatti. La procura li accusava a vario titolo di furto aggravato, tentata truffa, ricettazione e falso, dopo l’indagine della sezione mobile del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza, nell’ambito di un’operazione più vasta, che aveva portato anche a degli arresti. I detective del luogotenente Scarsetto avevano scoperto assegni rubati e compilati pronti da incassare in Romania, e altri titoli contraffatti da milioni di euro, con banche da truffare, fra cui la Bpvi. I finanzieri avevano intercettato alcune telefonate in cui gli imputati parlavano di assegni rubati in bianco alla “Sogetras”: erano spariti 1.400 titoli dalla società che li preparava per la Popolare. A rubarli era stato un dipendente della società, già uscito di scena, che era stato individuato dalla squadra mobile, e li aveva fatti avere secondo l’accusa anche ad alcuni imputati. Al centro degli accertamenti della Finanza c’era stato Ghiotto, che come detto è uscito subito di scena.

Biglietto milionario. Va detto che proprio ieri pomeriggio era in programma un altro procedimento a carico di Parise e di Ghiotto, subito aggiornato. I due, amici fin dalla scuola materna, hanno visto rompere il sodalizio - che aveva retto ad arresti e condanne - a causa del biglietto del Gratta e Vinci con il quale avevano incassato un milione di euro. Ora sono accusati davanti al collegio presieduto da Miazzi di evasione fiscale, perché quel titolo avrebbero finto che l’avesse vinto la mamma di Ghiotto, in quanto loro temevano che sarebbe stato loro sequestrato per risarcire il Fisco dei milioni di euro che avanza per le fatture fasulle nel mondo della concia e delle sponsorizzazioni sportive. Erano gli anni degli scudetti del Grifo calcio a 5: ora i due ex amici si ritrovano in tribunale.

Diego Neri

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova