Assise Confindustria: a Verona in 5 mila per dettare l’agenda al nuovo esecutivo

Venerdì 16 febbraio assemblea nazionale senza alcun esponente politico. Dopo Parma e Bergamo, Vincenzo Boccia sceglie la città del suo vice Pedrollo
Il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia durante l'Assemblea di Confindustria a Roma, 24 maggio 2017. ANSA / LUIGI MISTRULLI
Il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia durante l'Assemblea di Confindustria a Roma, 24 maggio 2017. ANSA / LUIGI MISTRULLI

PADOVA . Pioniera fu Parma nel 1992. Il presidente di Confindustria era Luigi Abete, l’imprenditore banchiere che pochi mesi fa ha dichiato: «Quando proponevo io le riforme, Renzi aveva ancora il ciuccio in bocca». Intervennero alle prime assise di Confindustria Gianni Agnelli in rappresentanza della Fiat e Giuliano Amato per il governo. Allora l’Italia rischiava il default e l’ex presidente del Consiglio si apprestava a varare una manovra da 90 mila miliardi di lire. Sono dovuti passare ben 14 anni prima di riunire nuovamente gli industriali di tutta Italia in una nuova plenaria. Non furono vere e proprie assise (per stare ai puristi del termine) ma un evento di certo storico: anno 2006, Fiera di Vicenza, presidente di viale dell’Astronomia Luca Cordero di Montezemolo e mattatore Silvio Berlusconi.

In piena campagna elettorale, all’indomani delle posate risposte fornite alla platea di imprenditori dall’antagonista Romano Prodi, Berlusconi arrivò sul palco a sorpresa il 18 marzo scatenando un terremoto con uno show memorabile. Nonostante la lombosciatalgia, curata in un nano secondo, attaccò i giornali (di sinistra) solleticando il dna del ceto imprenditoriale italiano che, per lui, non poteva che non riconoscersi nel centrodestra. E così, Confindustria determinò gli equilibri della politica.

Le ultime e seconde vere assise datano 2011: consiglio nel cuore della Brembo e poi assemblea in Fiera a Bergamo. La leader è Emma Marcegaglia ma non c’è nessun politico ad ascoltare il programma de «L’Italia che vogliamo». A fianco della Marcegaglia c’è Vincenzo Boccia, presidente della Piccola industria. E sarà lui venerdì 16 ad aprire i lavori del terzo appuntamento nella più che centenaria storia di Confindustria.

Venerdì prossimo Boccia arriva nella città del vicepresidente nazionale Giulio Pedrollo, colui che ha spostato il baricentro del Veneto verso la sua elezione. Una scelta significativa quella di Verona, forse anche per risanare le spaccature in una regione mai troppo compatta (anzi) nello scegliere il suo leader nazionale. Il programma ricalca quello di Bergamo del 2011: mattinata di tavoli tematici (sei i grandi nodi dalla burocrazia, alla formazione-lavoro, sostenibilità, fisco, impresa ed Europa). Poi, al pomeriggio, sessione plenaria totalmente demandata a due “stranieri”: José Manuel Barroso, già primo ministro del Portogallo e presidente della Commissione Ue oggi presidente non esecutivo di Goldman Sachs e Marc Lazar, professore di storia e sociologia a Parigi. L’intervento di Boccia è previsto per le 15.30. Nessun politico a panel, a due settimane dalle urne. Per scelta.

Confindustria dopo le pre-assise nei territori, conta di radunare almeno 5 mila imprenditori (furono 6 mila a Bergamo con la Marcegaglia) per fare sintesi e dettare la sua agenda politica. Sarà tardi per inserirsi nei programmi dei partiti?

«Vogliamo chiedere alla politica interventi strutturali che abbiano obiettivi di lungo termine, con piani costruiti su basi solide e non di mero consenso politico. Confindustria ha già incontrato sul territorio migliaia di imprenditori. A Verona ci troveremo di nuovo per confrontarci e tradurre le nostre proposte in un progetto organico di politica economica» spiega il presidente di Confindustria Veneto Matteo Zoppas. «Sui temi squisitamente veneti ci incontreremo con i presidenti territoriali nei prossimi giorni. Formuleremo un documento da portare come “addendum” alle assise che poi dovranno fare sintesi di tutte le criticità e proposte emerse».

La voce di Confindustria rimbalzerà sulle agenzie di stampa e poi sui quotidiani. I detrattori temono che si tratti, purtroppo, di una voce debole: «Autunno in Confindustria» titolava ieri il «Fatto quotidiano» che, non facendo sconti a nessuno, ha messo nero su bianco i nuovi tempi che non sono più quelli degli anni ’90 quando proprio Abete accoglieva «l’ex collega» Berlusconi accompagnato a braccetto dai poteri forti: Agnelli, Romiti, De Benedetti, Merloni. I giganti. Venerdì lo spettacolo sarà diverso ma il peso “rappresentativo” si valuterà a quinte chiuse, e in un altro palco.

©RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Argomenti:economia

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova