Assolto il calzolaio ortopedico senza laurea

Gli avevano chiuso il negozio in via Facciolati. Ma ha vinto perché a Bolzano il titolo di studio non serve

Nella provincia autonoma di Bolzano avrebbe potuto continuare a svolgere tranquillamente il proprio mestiere di calzolaio ortopedico. Non a Padova, e così nel resto d’Italia, dove l’esercizio di quella professione impone la laurea breve (detta laurea di primo livello in tecniche ortopediche), pur in assenza di un ordine professionale e del relativo albo. Altrimenti? Si rischia grosso, come è accaduto a Ruggero David Zazzaretta, 40enne di lontane origini italiane, cittadino tedesco nato ad Ausburg (Germania), deciso a mollare tutto in patria per trasferirsi nella città del Santo con moglie e figli e, il 6 dicembre 2007, aprire un negozio di calzolaio ortopedico (“Alpha Sana sanitaria” in via Facciolati, inaugurato il 6 dicembre 2007). Negozio con vita breve. Anzi brevissima: appena cinque mesi. Poi esposto all’Usl 16 dell’Associazione italiana podologi e blitz dei carabinieri del Nas il 16 maggio 2008: in un istante Zazzaretta – alle spalle un titolo di mastro artigiano dei calzolai ortopedici e 19 attestati di corsi e specializzazioni – perde tutto, ritrovandosi la bottega sotto sequestro (compresi i macchinari comprati pagando dei leasing) e una valanga di debiti, oltre a un processo per esercizio abusivo della professione di tecnico ortopedico. Un processo che si è concluso con la sua piena assoluzione «perché il fatto non sussiste» come sostenuto con forza dal difensore, l’avvocato Andrea Ostellari, coadiuvato dal collega Giovanni Brusatin in qualità di consulente.

Paradossi della burocrazia italiana: l’esercizio della professione di calzolaio ortopedico senza il diploma di laurea è del tutto legittimo in provincia di Bolzano in quanto il settore è stato regolamentato da un decreto del presidente della giunta provinciale (n.36 del 4 settembre 1979), mentre nel resto dello Stato concreta un reato penale se quel titolo di laurea non c’è. Il che significa – come rilevato dagli avvocati Ostellari e Brusatin e recepito dal giudice che lo scrive nelle motivazioni della sentenza di assoluzione – che l’esercizio di un diritto a Bolzano integra un delitto nel resto d’Italia. Da qui l’assenza di responsabilità penale visto che «si realizza un’evidente violazione del principio di eguaglianza e di unità e indivisibilità dello Stato di cui agli articoli 3 e 5 della Costituzione» annota il giudice, «La medesima condotta penalmente contestata a Zazzaretta verrebbe cioè ammessa nella provincia autonoma di Bolzano e negata nel resto d’Italia». Ma i paradossi in salsa italiana sono senza fine: interpellati durante l’inchiesta, il Ministero della Salute ha puntualizzato che Zazzaretta non aveva i titoli per esercitare il mestiere; nessun problema da parte Dipartimento delle politiche comunitarie della Presidenza del consiglio dei Ministri: bastava la semplice iscrizione alla Camera di Commercio. Alla fine Zazzaretta ha fatto i bagagli e se n’è tornato in Germania. Deluso e con tanti conti da pagare.

Cristina Genesin

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