Attentato Istanbul. Il premier turco: è stato l'Is

ROMA. Yusuf Haznedaroglu si sarebbe dovuto sposare tra dieci giorni. Dipendente dell’aeroporto di Ataturk, martedì sera era appena entrato al gate B dei voli internazionali. Non ha fatto nemmeno in tempo a rendersi conto di cosa stava accadendo che è stato falciato dai proiettili di un kalasnhikov. Il destino ha intrecciato la vita di 42 persone con quella dei tre terroristi entrati in azione allo scalo internazionale di Istanbul armati di mitra e cariche esplosive. Passeggeri che stavano attraversando l’atrio, famiglie in attesa di superare i controlli di sicurezza, tassisti in sosta al parcheggio, poliziotti che avevano appena iniziato il turno di notte. Ertan An, guida turistica ad Istanbul, si era fermato qualche minuto in più per salutare un gruppo di turisti che stava partendo. È passato praticamente davanti all’attentatore quando ha azionato la cintura esplosiva. Aveva 27 anni e lascia la moglie incinta. Le vittime sono di nove nazionalità diverse, sauditi, iracheni, un cinese, un ucraino, un palestinese. E i soldati dell’Is hanno ucciso anche il colonnello Fathi Baydouh, pediatra all’ospedale militare di Tunisi. Stava andando a riprendersi il figlio in Siria dove aveva deciso di arruolarsi nelle milizie dell’Is. È morto travolto dal soffitto crollato. La sua battaglia privata contro l’Is che gli ha portato via il figlio, l’ha persa all’aeroporto di Ataturk.
Emerge la pista jihadista. I feriti sono saliti a 128, di cui 40 gravissimi. Secondo la Farnesina non ci sarebbero italiani ricoverati negli ospedali, ma è in funzione un’unità di crisi. Emerge con forza la pista investigativa che conduce al jihadismo. Un possibile movente, potrebbe essere rintracciato nelle nuove relazioni diplomatiche avviate dalla Turchia sia con Mosca che con Israele, entrambe avviate verso la normalizzazione dei rapporti. La strage ha accelerato il riavvicinamento tra Recep Tayyp Erdogan presidente turco e Vladimir Putin che hanno concordato un incontro a breve. Secondo gli analisti «l’attacco mostra i segni distintivi dello stato islamico». Un’altra possibile ragione per cui Istanbul è stata presa di mira, sempre secondo i media turchi, è il «sostegno dato dalla Turchia ai gruppi ribelli che attaccano lo stato islamico in Siria, insieme ai curdi appoggiati dagli Usa». L’attentato può essere interpretato come la risposta dell’Is. In serata il premier turco Binali Yildrim ha assicurato che l'attacco è stata opera dello Stato islamico e ha promesso che nei prossimi giorni saranno resi pubblici nomi e dettagli dei terroristi.
La censura. Ma sul fronte delle indagini, resta difficile per i giornalisti l’accesso alle notizie dirette visto che il governo ha imposto la “censura” anche sulle immagini girate dai passeggeri dentro lo scalo. «All’uscita dall’aeroporto, la polizia si preoccupava più delle foto che avevamo scattato, visto che eravamo passati davanti alla zona degli arrivi, dove era tutto distrutto. Ci urlavano di “tenere i telefonini in tasca”», così racconta Nicola Scaligno pugliese della provincia di Bari che al momento dell’attacco era in coda ai varchi di sicurezza.
La ricostruzione. Secondo la ricostruzione ufficiale, il commando era composto di tre persone, tutti morti suicidi. I punti dell’attacco sono stati il parcheggio davanti agli arrivi e il gate B dei voli internazionali . Almeno uno degli attentatori, di cui non sono stati resi noti identità e nazionalità, ha aperto il fuoco con un kalashnikov dopo essersi opposto ad un controllo dei documenti. Poi si è fatto esplodere tra i turisti e gli agenti. Gli altri due avrebbero sparato, ma senza utilizzare armi automatiche. E ieri è emerso che circa 20 giorni fa l’intelligence turca aveva inviato un report al governo segnalando il rischio di un “potenziale attacco terroristico da parte dello stato islamico che avrebbe preso di mira Istanbul”.
Riaperto lo scalo di Ataturk. L’aeroporto, dopo essere rimasto chiuso per oltre dodici ore, alle 20 del 29 giugno ha riaperto in una calma surreale. Le vetrate forate dai proiettili devono essere ancora rimosse, una vasta area degli arrivi internazionali è interdetta, qui il soffitto è crollato, gli operai montano impalcature. Il ministro dell’Interno turco ha voluto che sia all’esterno che all’interno dello scalo non venissero prese particolari misure di sicurezza. Ma i turisti scappano. Gli alberghi storici di Istanbul, gli hotel sofisticati di Ankara, i resort sulle spiagge del Mediterraneo, che fino all’anno scorso ospitavano oltre 10 milioni di turisti, ieri erano vuoti.
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