La storia di Alice: «Ho dovuto pensare al nido mentre ero incinta al quinto mese»
La denuncia di un’avvocata partita Iva padovana: «Per le mamme lavoratrici è una corsa a ostacoli. E per i papà solo due settimane dopo la nascita dei figli »

«Non è pensabile che una donna al quinto mese di gravidanza debba già preoccuparsi di trovare un posto al nido mentre il bambino cresce ancora dentro di lei. Questo diventa un pensiero aggiuntivo durante un momento così delicato come la maternità. Soprattutto per chi desidera conciliare il ruolo di madre con la carriera professionale, il percorso è disseminato di ostacoli. Noi siamo stati fortunati a trovare una soluzione, ma per molte famiglie purtroppo non è così».
Le parole di Alice Meggiorin, 30 anni, avvocata padovana, risuonano come una denuncia di un sistema che sembra ignorare le esigenze delle famiglie moderne. La sua esperienza è emblematica di un problema che affligge centinaia di genitori: la carenza di strutture per l’infanzia e la corsa contro il tempo per assicurare un posto ai propri figli.
Avvocato partita Iva
Alice si definisce «fortunata nella massa», ma il suo racconto rivela le criticità di un sistema che fatica a stare al passo con la realtà delle famiglie di oggi. «Sono una partita Iva, un avvocato, quindi ho avuto necessità di cercare un nido fin dai primi mesi di vita della mia bambina», spiega. La sua professione non prevede una vera maternità, se non a livello economico tramite la cassa forense, ma il tempo è un lusso che non può permettersi: «È un lavoro che implica essere sul pezzo sempre, indipendentemente dalla vita privata».
A complicare ulteriormente il quadro c’è la situazione del marito Stefano, ingegnere di 34 anni: «In Italia gli uomini hanno un congedo per la paternità veramente esiguo, mio marito ha avuto le sue due settimane dopo che è nata nostra figlia, dopodiché è dovuto tornare in ufficio».
I nonni lontani
Con i nonni che vivono in provincia di Vicenza, a circa 40 minuti d’auto, la coppia ha dovuto necessariamente rivolgersi a un nido.
Ed è qui che sono iniziati i problemi. Il primo ostacolo è stato scoprire che «quasi tutti i nidi di Padova prendono i bambini da un anno di vita», una tempistica che si scontra frontalmente con la durata dei congedi parentali. Con una bambina nata l’11 maggio, le serviva un nido che accogliesse bambini sotto l’anno.
Il secondo problema, non meno rilevante, è stato trovare posto: «Mi hanno detto che c’erano già delle lunghe liste d’attesa per l’anno successivo». Su consiglio della sorella, Alice si è messa alla ricerca quando era ancora al quinto mese di gravidanza. Alla fine è riuscita a trovare posto in un nido privato del centro, dove ha iniziato a portare la bambina a fine settembre, quando aveva appena 4 mesi e mezzo. Il costo è considerevole: 550 euro mensili, «una specie di rata di mutuo», come la definisce Alice.
La testimonianza della professionista mette in luce un sistema che non tiene conto delle esigenze delle famiglie moderne: «Tante altre persone mi hanno detto, “ah, che bello, vai a quel nido, io non ho trovato posto”». E chi ha figli nati in periodi «sfavorevoli» rispetto al calendario scolastico ha ancora meno possibilità.
«Non c’è alternativa», conclude l’avvocata padovana, «o trovi un nido e magari devi attraversare metà città per portarlo, oppure trovi una soluzione alternativa, magari a più costi, o più aggravio per la tua famiglia». —
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