Avvocati in campo per il risarcimento Proprietari divisi

Il cortile di via Fratelli Boscardin, all’indomani del trasloco della troupe di Checco Zalone, per il film “Sole a catinelle”, è tornato alla normalità: niente cavallo, alano, uccellini, chilometro di cavi ed eserciti di tecnici, assistenti e comparse. Resta invece infuocato il confronto tra i proprietari delle cinque palazzine coinvolte dalle riprese e la produzione del film. Non bastassero i nervi tesi, si è anche aperta una breccia di dissidenti all’interno stesso della corte della Stanga, ovvero la frangia che di chiedere i danni a Zalone proprio non vuol sentir parlare. Ed ora è tutta una questione di soldi e di principi: chi non vuole che l’immagine di casa sua finisca nella pellicola cinematografica punto e basta; chi mira ad un accordo economico e chi, perdonati i disagi, ha già archiviato la vicenda alla voce aneddoti.
Un cortile blindato.
Tutto è cominciato martedì mattina, quando i cinque condomini si sono ritrovati “prigionieri” nel loro cortile. Senza poter uscire, parcheggiare l’auto, far giocare i bambini o guardare la tv perché ogni rumore estraneo alla registrazione era stato messo al bando. La corda della pazienza, tirata fino a spezzarsi, ha ceduto tanto che alcuni condomini hanno chiamato la polizia municipale e i carabinieri. Il giorno dopo hanno tradotto le parole in fatti rivolgendosi a due legali, Valentina Munaro e Michele Sgarbossa.
Gli avvocati.
«Le proposte emerse dall’assemblea condominiale convocata mercoledì sera divergono dalle ipotesi fatte al mattino con la produzione», riferisce Sgarbossa, «i proprietari si riservano di decidere. Al momento tuttavia non c’è nessuna proposta ufficiale, né io ho i mandati di tutti i 22 proprietari. Incontrerò i signori di via Boscardin la settimana prossima e decideremo cosa fare». Tanto più che non tutti i proprietari delle cinque palazzine sono a conoscenza dei fatti: alcuni appartamenti sono affittati e i proprietari fuori città. Mercoledì mattina l’avvocato Sgarbossa ha già preso i primi contatti con la produzione, affidata all’agenzia del padovano Giacomo Gagliardo. La sua proposta era 83 euro lorde al giorno per due giorni a ciascuna famiglia, esattamente la cifra che la produzione ha dato alle comparse. Offerta rispedita al mittente perché non coprirebbe i disagi subiti. A partire dalla maleducazione della troupe che non ha chiesto il permesso di girare le scene negli spazi comuni.
I dissidenti.
Nel frattempo il braccio di ferro contro la troupe di Zalone ha preso strade diverse: alcuni condomini non hanno nessuna intenzione di trascinare la vicenda in tribunale e la rigida presa di posizione dei più battaglieri è stata criticata da alcune comparse che, invece, difendono lo staff come «professionisti estremamente gentili ed educati che hanno restituito tutto come l’hanno trovato».
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