Avvocati truffavano l’Inps, perquisizioni anche a Padova

PADOVA. Sono stati arrestati questa mattina, su ordine del Gip del Tribunale di Roma, due coniugi avvocati del Foro di Roma, a capo di una associazione per delinquere che, in soli cinque anni, ha sottratto dalle casse dell’Inps oltre 22 milioni di euro. Sono stati arrestati anche una collaboratrice dello studio legale e un faccendiere operante presso l’Ente Nazionale Assistenza Sociale (Enas) in Croazia. Le indagini hanno permesso di scoprire la struttura dell’organizzazione, in Argentina e Croazia, e il coinvolgimento di altri avvocati e collaboratori, di un professore universitario, anch’egli esercente l’attività forense, di un funzionario di banca e di un senatore. La truffa consisteva nel patrocinare ricorsi, avverso l’Inps, per l’ottenimento di oneri accessori su pensioni per conto di centinaia di soggetti residenti all’estero risultati ignari o deceduti. Le indagini hanno accertato come l’associazione a delinquere, dopo aver incassato milioni di euro provento di reato, mediante articolate operazioni bancarie agevolate dalla compiacenza di un funzionario di banca li ha utilizzati, una parte per acquistare una villa di ingente valore a Cortina d’Ampezzo e immobili di pregio a Roma e la restante per la costituzione di consistenti provviste finanziarie, schermate da società fiduciarie, giacenti su rapporti di conto corrente accesi in Svizzera, Lussemburgo, Gran Bretagna e Panama. Sono in corso di esecuzione da parte dei militari del Nucleo Speciale Polizia Valutaria di Roma sequestri preventivi di tre appartamenti di pregio oltre a disponibilità finanziarie per oltre 2,5 milioni di euro su conti correnti radicati in Milano, Roma e Svizzera. Perquisizioni nella capitale e a Padova presso gli studi legali e le abitazioni degli appartenenti all’organizzazione criminale.
Non c’erano soltanto le false cause intentate all’Inps con i nominativi di cittadini ignari o di soggetti deceduti, quasi sempre con residenza all’estero (Croazia e Argentina), che Adriana Mezzoli, impiegata dell’Enas, girava agli avvocati Gina Tralicci e Nicola Staniscia. La procura di Roma ha scoperto che gli aderenti all’associazione per delinquere, data la cronica lunghezza dei tempi processuali della giustizia civile, presentavano ricorsi presso la corte di appello di Perugia, ovviamente con esito favorevole, contro il Ministero della Giustizia, per il riconoscimento «dell’equa riparazione per lungaggini processuali», come previsto dalla legge Pinto. Anche in questo caso gli arrestati agivano per conto di soggetti ignari della pretesa creditoria.
All’attenzione della Guardia di Finanza ci sono ben undicimila assegni, di cui 5mila negoziati da Banca Intesa, tramite la compiacenza dell’ex funzionario Vincenzo Palazzo per il quale il gip ha negato la misura cautelare perchè l’uomo, andato in pensione, non potrebbe più reiterare il reato di riciclaggio. Al vaglio dei finanzieri anche tantissimi documenti, relativi all’attività forense dei coniugi arrestati: lo scorso marzo, nell’ambito di una verifica fiscale organizzata a sorpresa presso lo studio di via Crescenzio, parte della documentazione era stata subito gettata in un cassonetto dei rifiuti da uno dei collaboratori ma i militari della Finanza, appostati nei paraggi, sono riusciti a recuperare le carte. Stando alle prime indagini, gli avvocati Gina Tralicci e Nicola Staniscia avrebbero utilizzato parte dei milioni di euro, frutto della truffa, per acquistare una villa di grossa valore a Cortina d’Ampezzo e alcuni immobili di pregio a Roma. Il resto sarebbe stato investito all’estero con l’accensione di conti correnti in Svizzera, Lussemburgo, Gran Bretagna e Panama attraverso lo schermo di diverse società fiduciarie.
L’Enas (ente nazionale di assistenza sociale), patronato dell’Ugl fa sapere che «non risultano arresti» nè tra i dipendenti nè tra i dirigenti dell’Ent e sottolinea di essere «estraneo» alla truffa ai danni dell’Inps.
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