Baby gang scatenata tra le case Ater: paura all’Arcella, 10 mila euro di danni

Una banda di ragazzini italo tunisini e padovani in azione nelle case Ater di via Bettella. «Minacciano di usare un machete». I residenti li denunciano alle forze dell'ordine
BARSOTTI - VA BETTELLA 40
BARSOTTI - VA BETTELLA 40

ARCELLA. «Se continui a lamentarti prendo il machete e ti taglio il...». L’intimidazione arriva da un ragazzino di appena 13 anni e quello che minaccia di amputare è il membro sessuale di un sessantenne. Una baby gang composta da tre vandali taglieggia le case Ater di via Bettella, all’Arcella. Hanno già accumulato quasi 10 mila euro di danni tra il portone demolito e i campanelli messi fuori uso. Con pietre e palloni hanno giocato al tiro assegno con i lucernari sotto i portici, ancora frantumati. I porticati sono la loro personale lavagna per disegnare oscenità e scrivere volgarità rivolte ai condomini.

Hanno terrorizzato gli altri ragazzi delle case popolari, figli di migranti compresi, tanto che non hanno più il coraggio di scendere a giocare in giardino. Chiusi in casa, al riparo con le famiglie, evitano così d’imbattersi in atteggiamenti da bulli e prepotenze. Loro, gli spacconi, si firmano “E3”, forse perchè lo zoccolo duro è composto proprio da tre ragazzi: un italiano, un italo tunisino ed un marocchino. Il giovane italo tunisino, genitori separati, mamma italiana e papà tunisino, insieme al coetaneo autoctono è uno dei leader del gruppo. Sono loro che parlano, anzi, inveiscono, contro chi prova ad “immischiarsi”.

I residenti assicurano che almeno due di loro sono stati visti con un gruppo, di adulti, intenti a spacciare. Non sono ancora usciti dalla pubertà e già si atteggiano a delinquenti fatti e consumati.

La disperata richiesta di aiuto arriva da buona parte dei condomini. In particolare, spaventati ed arrabbiati, sono gli anziani. «Quando l’altro giorno uno dei tre mi ha minacciato non stava scherzando», racconta P.T., 61 anni, residente. «Mi ha detto che mi avrebbe tagliato il membro con un machete e l’amico italiano, quello più robusto, mi ha intimato che se non la finisco devo stare attento ai loro amici tunisini. Non voglio vivere nella paura e non posso, alla mia età, farmi mettere i piedi in testa da questi balordi. Così scendo e li rimprovero». Ed ogni volta viene travolto da una valanga di insulti ed oscenità: «questi non sono ragazzini, ma uomini di piccola taglia e sanno perfettamente quello che dicono. Sono spalleggiati da un gruppo di adulti che li utilizza, quando capita, come galoppini. Sono stato il primo a ribellarmi ed a protestare e adesso sono preso di mira. Si attaccano al citofono a qualsiasi orsa, dal primo pomeriggio alla sera tardi. Sono costretto a staccare un filo del citofono per non sentirlo suonare senza sosta. Già una volta abbiamo dovuto raccogliere una colletta per sostituire i campanelli. E’ ora di finirla. Ero uno dei residenti che si è recato dal sindaco al palasport per metterlo al corrente dei fatti. Adesso denuncerò alle forze dell’ordine perchè qui abbiamo bisogno di aiuto, la situaizone è fuori controllo».

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