Baggio diffamato: 8 mesi a Mocavero «Sono stato offeso perché cacciatore»

Ma il leader dei centopercentoanimalisti sarà di nuovo di fronte al giudice il prossimo 9 giugno Il fantasista pallone d’oro presente in aula: dipendenti del tribunale in fila per selfie e autografo
TOME -AGENZIA BIANCHI-PADOVA - ROBERTO BAGGIO IN TRIBUNALE
TOME -AGENZIA BIANCHI-PADOVA - ROBERTO BAGGIO IN TRIBUNALE



Roberto Baggio contro Paolo Mocavero. E il pallone d’oro mette a segno il gol, l’ennesimo della sua carriera, anche se in un campo diverso rispetto a quello da calcio. Mocavero, 61enne leader dei Centopercentoanimalisti, incassa una condanna dal giudice Laura Fassina a 8 mesi per diffamazione nei confronti dell’ex star della Nazionale oltre all’obbligo di risarcire 5 mila euro e di pagare 3.400 euro di spese. Tutta colpa di un post pubblicato sul sito www.centopercento per attaccare Baggio «... che ha il coraggio di definirsi buddista ed esercita la caccia... visto il suo livello culturale, non conosce il significato delle parole andando all’estero per i famigerati viaggi della morte». Ma non è finita. All’indomani della penultima udienza, il 20 febbraio 2018, Mocavero era stato intervistato durante la trasmissione di Radio24 “La zanzara”. E aveva raddoppiato la dose: «Lui va spesso in Argentina dove ha una riserva per uccidere gli animali. Baggio è un grande assassino... Mi auguro la morte di ogni cacciatore... Se Baggio muore durante una battuta, faccio lo stesso, vado al funerale con lo champagne in mano». Il risultato? Un’altra querela che porterà Mocavero di nuovo a processo il 9 giugno. Ieri la pubblica accusa aveva chiesto una condanna a 9 mesi. Poi è arrivata la sentenza che ha ridotto di un mese la sanzione. Assente Mocavero tutelato dall’avvocato Marco Cinetto. Tuttavia non c’era solo quel post del 15 febbraio 2016. Qualche giorno prima il calciatore era stato incrociato dai “Centopercento” alla Fiera della caccia di Vicenza: appena riconosciuto, l’atleta era stato bersagliato con rotoli di carta igienica e fischiato. E una notte di fine gennaio 2016 il paese in cui Baggio è nato e vive (Caldogno) era stato tappezzato di manifesti firmati dallo stesso gruppo capeggiato da Mocavero nei quali si leggeva: « Baggio, il tuo passato non cancella l’odore... cinghiali o cormorani, abbiamo perso la pazienza». Il riferimento a una “strage” di cormorani alla quale secondo gli animalisti avrebbe preso parte il calciatore, fatto sempre smentito dall’interessato.

Come alle precedenti udienze, in aula non è voluto mancare Baggio (costituito parte civile con l’avvocato milanese Pasquale Pantano). E tanti dipendenti del Palazzo hanno chiesto (e ottenuto) chi un selfie chi un autografo per figli, marito o fidanzato. Per tutti un sorriso, poche parole sul processo. «Chiunque si sente offeso, ha il diritto di difendersi» ha spiegato precisando di non aver ancora pensato a come destinare il risarcimento. Del gruppo che lo ha criticato «non mi importa. Ognuno è libero di fare quello che vuole nella vita. Io non ho mai giudicato gli altri». In questi difficili mesi di pandemia «vivo nella mia casa nel Vicentino. Gli stadi vuoti? Brutto, bruttissimo. È una tristezza» ammette.

Intanto ad aprile uscirà su Netflix il film sulla sua vita: «La storia ha avuto la mia approvazione, i critici giudicheranno il film». —



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