Bancarotta fraudolenta per la catena Almaplena In sei davanti al giudice
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Una famiglia, tre fallimenti societari e sei imputati che oggi sono chiamati a risponderne. Il pubblico ministero Luisa Rossi ha chiesto il processo per bancarotta fraudolenta per Graziano Zurlo, 82 anni, la moglie Rosa Bonaldo, 79, i figli Matteo, 52, e Roberta, 54, Domenico Calocchio, 61, e Lidia Baccini, 51. Secondo l’accusa, distraendo ingenti somme di denaro e falsificando i bilanci, i sei hanno portato al dissesto della società B. Z. srl e delle due controllate Venezia spa e Almaplena Stores srl. Quest’ultimo un famoso network di negozi di borse e accessori in parecchie città. Sulle ceneri delle società è rimasto un passivo di 29 milioni di euro.
La prima società a finire iscritta nel registro dei fallimenti è la Venezia spa (già Arte Zurlo spa). È stata dichiarata fallita dal Tribunale di Padova il 12 luglio 2010. Chiamati a rispondere della bancarotta sono Graziano Zurlo e i figli Matteo e Roberta, rispettivamente nelle vesti di presidente del consiglio di amministrazione consigliere delegato e consigliere. Secondo il pm, nel periodo antecedente il fallimento, distraevano mediante rimborso allo stesso socio Graziano Zurlo la somma di 409 mila euro, a Rosa Bonaldo (sua moglie) altri 436 mila euro e al figlio Matteo 164 mila euro.
I tre avrebbero concorso al dissesto della società esponendo nei bilanci dal 2004 al 2008 giacenze di magazzino non corrispondenti a quelle reali ed esponendo nel bilancio 2007 un valore della partecipazione del 100% nella società controllata Almaplena Stores srl pari a 9,8 milioni che non teneva però conto del patrimonio di quest’ultima , evidenziano un patrimonio netto di 7,9 milioni anziché 1,7 al 31 dicembre 2017 e per l’anno successivo un netto di 6,1 milioni anziché un buco di 11,5. Il passivo finale contestato è di 18 milioni di euro.
Bonaldo, Calocchio e Baccini devono invece rispondere della distrazione di fondi dalla società B.Z.srl, dichiarata fallita il 22 luglio 2013, operazione che sarebbe stata compiuto mediante garanzie prestate a favore di terzi nell’interesse delle controllate Venezia spa e Almaplena Stores per 3,1 milioni di euro, altri 700 mila euro in favore di Almaplena Stores e poco più di 200 mila euro mediante pagamenti di contratti di sponsorizzazione.
L’udienza preliminare davanti al gup Mariella Fino è stata rinviata a novembre. Il penalista Ernesto De Toni, legale d tutti gli imputati, ha chiesto infatti una consulenza tecnica per contestare la ricostruzione contabile dell’accusa. —
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