Bancarotta pilotata per la società dei vip

È finita in una voragine economica l’avventura imprenditoriale in ProPrestige srl di calciatori come Luca Toni, Cristian Zaccardo, Bosko Jankovic, Sebastian Frey, Alex Manninger e Igor Budan, oltre a Riccardo Montolivo e Rolando Bianchi, senza dimenticare politici come l’assessore comunale Maurizio Saia. Ora inizia la disavventura giudiziaria per i protagonisti della colossale bancarotta “firmata” dalla società padovana con sede in via Martiri della Libertà 6, nata il 22 ottobre 2010 per realizzare investimenti immobiliari di prestigio anche nel settore turistico (un hotel “fantasma” in Carinzia), agricolo e delle energie rinnovabili. Esistenza breve e tutta in discesa quella di ProPrestige: il 10 ottobre 2013 la sentenza di fallimento di fronte a un buco di oltre tre milioni di euro, di cui un milione e 100 mila costituito dalle quote versate dai soci investitori. Che hanno perso tutto. A provocare l’immediata trasmissione degli atti in procura, la relazione del curatore fallimentare, Michele Antonucci.
L’inchiesta penale è arrivata al capolinea con la richiesta di spedire a processo l’ex amministratore delegato (dal 13 maggio 2011 amministratore unico) Fabio Viero, 51 anni residente a Padova in piazza del Santo, e l’ex socio nonché presidente del consiglio di amministrazione Ugo Antonio Barchiesi, 61 anni, originario di Matera ma pure residente a Padova in corso Vittorio Emanuele Filiberto. Una richiesta formulata dal pubblico ministero Luisa Rossi: l’udienza preliminare davanti al gup Mariella Fino è fissata per il 22 marzo prossimo.
Il reato contestato? Bancarotta fraudolenta aggravata, in quanto i due avrebbero provocato il fallimento di ProPrestige srl, mettendo a punto una serie di operazioni economiche dolose grazie alla stampella fornita da altre società collegate sempre a Barchiesi. Con le inevitabili contropartite in danaro destinate a spogliare di ogni risorsa economica ProPrestige, ridotta al crac con una passività pari a 3.338.499,59 euro. E chi aveva investito, è rimasto con un pugno di mosche in mano.
Tre i contratti sospetti. Il primo risale al 2 novembre 2010: è un contratto di associazione in partecipazione stipulato tra la società agricola Serramarina e ProPrestige con il quale quest’ultima si è impegnata ad acquistare il patrimonio tecnologico, di conoscenze nel campo dell’agricoltura biologica, ma anche di gestione dei contratti di programma agevolati nello stesso ambito (in pratica il know how aziendale). Il prezzo? 1.400.000 euro più l’Iva di 1.680.000 euro. Le note stonate almeno secondo la pubblica accusa? Il fatto che Barchiesi fosse anche socio di Serramarina, di cui era legale rappresentante il fratello Giuseppe Flaviano Massimo Barchiesi. E ancora il fatto che non è mai stato indicato con la dovuta precisione quali fossero i programmi degli investimenti effettuati o programmati da parte di Serramarina e il suo know how. Una società venditrice, quest’ultima, con un pessimo andamento economico, mentre ProPrestige si è esposta per una somma esorbitante rispetto a un capitale sociale di appena 10 mila euro. Tutto strano.
Il secondo contratto del 14 aprile 2011 avviene tra Barchiesi e ProPrestige: prevede l’acquisizione da parte della società del 4,5% del credito di 48 milioni di euro (la percentuale è pari a 2.160.000 euro) vantato dalla Banca Alpe Adria nei confronti della società Svhot Gmbh e Svapp Gmbh. Credito che l’imprenditore si era impegnato a rilevare personalmente. ProPrestige paga a Barchiesi ben 2.944.545 euro in tre tranche (il 10 giugno e il 20 ottobre 2011 e nel gennaio 2012). L’accordo va male, anzi peggio: la cessione del credito non si perfeziona eppure Barchiesi non restituisce un soldo. Appare singolare l’impegno finanziario assunto da ProPrestige, del tutto incompatibile con il suo misero capitale sociale. E ancora singolare è un altro aspetto: il contratto non prevede (incredibilmente) garanzie di rimborso delle somme versate.
Il terzo contratto nel mirino è datato 25 novembre 2011: è un preliminare attraverso cui ProPrestige si impegna a comprare da Barchiesi il 6% del suo capitale in Cts Gmbh per 2.200.000 euro. Altri soldi che escono dai conti di ProPrestige (in due rate saldate il 2 e il 6 dicembre 2011). In cassa non resta più nulla.
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