Bar, nuove gestioni a Padova: cinesi alla conquista di piazza dei Signori

Prima il Pilar e il Cubopizza, ora anche l’ex Bakarà. C’è chi polemizza, ma l'Appe li difende: grande professionalità
BARSOTTI - BAR PIAZZA DEI SIGNORI 9
BARSOTTI - BAR PIAZZA DEI SIGNORI 9

PADOVA. In piazza dei Signori anche l’ex bar Bakarà, che sino ad un mese era nelle mani del noto imprenditore Walter Cancian, ancora oggi titolare del nuovo Sommariva in Galleria Borromeo, è diventato cinese. Da due giorni, infatti, è gestito dalla signora Luana e da suo marito, gli stessi titolari dagli occhi a mandorla, che, da tre anni, sono alla guida del Pilar, locale pubblico che si trova proprio a fianco dell’ex Bakarà. Bar che ha anche cambiato nome e che si chiama ora Piazza dei Signori.

A questo punto gli esercizi pubblici, tra ristoranti, pizzerie, pub e bar in genere, che si affacciano su piazza dei Signori, da sempre salotto storico della città sin dai tempi della Serenissima, diventano tre, visto che sempre Luana, detta la cinese, gestisce anche, sul lato opposto, il Cubopizza. Tre locali cinesi su dodici. In pratica il 25% dei bar è in mano asiatica. Naturalmente l’escalation della presenza dei cinesi nella piazza più popolare di Padova, cuore estivo della movida cittadina, ha già scatenato una valanga di prese di posizione sia da parte degli imprenditori del settore che da parte dei responsabili delle associazioni di categoria. «Non sono mai stato razzista e mai lo sarò», sottolinea Emilio Masiero, ex gestore della discoteca Arpax di Torreglia e attualmente residente all’Arcella, dove è molto forte la presenza dei cinesi provenienti dallo Zhe Jang, «Io non mi fido molto dell’espansione asiatica sia nel settore della ristorazione che negli altri comparti commerciali. Non dimentichiamo, infatti, che tutti i guadagni dei cinesi finiscono nelle banche del loro Paese e non partecipano per niente allo sviluppo economico italiano. E poi non mi sta per niente bene che sempre più locali importanti anche del centro finiscano in mano cinese. La nostra identità storica, anche e specialmente nel commercio, va sempre tutelata e, caso mai, rivalutata».

Di segno opposto il commento di Hu Lishuang, detto Marco, titolare di quattro Wok a Cadoneghe, Due Carrare, Preganziol e Marcon, che, nel 2011, ha ricevuto il premio Money Gram come migliore imprenditore straniero in Italia e quello del neo-direttore dell’Appe, Filippo Segato. «Noi ci comportiamo come tutti gli altri imprenditori italiani», spiega Marco, «Spesso diamo lavoro anche a dipendenti veneti e paghiamo le tasse come gli altri nostri colleghi della penisola».

Più sintetico il commento del nuovo segretario dei Pubblici Esercizi Padovani, associazione a cui sono iscritti 150 baristi cinesi su 1.600 esercenti. «Non è giusto generalizzare», spiega Filippo Segato, «Come ci può essere differenza all’interno dei gestori italiani, è scontato sostenere che anche nel mondo dei locali cinesi a Padova non tutte le gestioni siano uguali. A quanto ci risulta, però, la stragrande maggioranza di loro lavora onestamente e con grande professionalità».

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