Barcellona. «Chiuso in un bar a cento metri dall'attentato»

I pavesi a Barcellona: «Auto della polizia ovunque, elicotteri e ambulanze. Nessun luogo sembrava sicuro»
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I soccorsi a uno dei feriti
I soccorsi a uno dei feriti

PAVIA. C’erano anche tanti pavesi a Barcellona nelle ore dell'attentato terroristico. Il vicesindaco di Torre Beretti e Castellaro, in Lomellina, Fabio Lambri è rimasto chiuso un'ora in un bar all’inizio della Rambla, a cento metri dal luogo dell’attentato. «Ero stato a trovare l’ex politico leghista di Mortara Mauro Magliacane, che vive in Catalogna da alcuni anni, e sono tornato in centro a Barcellona - spiega Lambri -. Stavo per entrare nella metropolitana nella stazione in fondo alla Rambla, dalla parte opposta del viale rispetto a quella dell’attacco. All’improvviso gli operatori della metropolitana e la polizia locale ci hanno urlato di uscire. Quando sono risalito ho visto auto della polizia ovunque, elicotteri e ambulanze. Ho risalito la Rambla, verso la zona dell’attacco, ma sono rimasto chiuso un’ora in un bar su indicazione della polizia, che ha detto di stare al chiuso. La strada davanti al bar è stata chiusa e per diversi minuti c’è stato un via vai continuo di mezzi di soccorso. La situazione verso sera si stava normalizzando, ma c’era ancora un sacco di gente in giro a piedi. Una grande confusione per tutto il centro di Barcellona».

«Noi eravamo a duecento metri dalle Ramblas - spiega Fabio Perna di Pavia - abbiamo visto due squadre di poliziotti a terra con il mitra, poi una folla correre nella nostra direzione. Abbiamo cominciato a correre anche noi. Eravamo terrorizzati, non sapevamo dove andare, nessun luogo ci sembrava sicuro: eravamo al porto, girava voce che i terroristi avessero piazzato delle bombe, avevamo paura potessero esplodere vicino a noi». Perna è in vacanza a Barcellona con gli amici Michael Salema, Sara Daccò e Brenda Rosardo, hanno tutti tra i 20 e i 25 anni e vivono a Pavia. «Per fortuna - spiega Perna - a un certo punto siamo riusciti a salire su un taxi e andare via dalla città prima che chiudessero tutte le strade, fino a Lloret de Mar, dove abbiamo l’albergo». I ragazzi dovevano rimanere fino a lunedì. «Abbiamo deciso di ripartire venerdì mattina, perché abbiamo vissuto tutto da vicino - raccontano -, è stata un’esperienza bruttissima, non ce la sentiamo più di stare qui».

A Barcellona c'è anche Stefano Brogin, 30 anni, per parecchio tempo speaker della Pallacanestro Vigevano e ora trasferitosi per lavoro nella capitale catalana. «Quando è successo l’attentato ero al cinema – racconta, sfruttando quel poco di batteria del cellulare rimasto dopo le decine di messaggi ricevuti da amici e parenti – Non posso rientrare in casa perché è molto vicina alla zona e l’area è off limits per tutti». Anche Aris Theodoridis, 25 anni, è a Barcellona, in vista di un torneo di poker: «Ero già dentro il casinò - spiega - al momento dell’attentato»

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