Bcc, l’ex direttore generale è imputato per usura

Rischia il processo Guerrino Pegoraro dopo la denuncia di due immobiliaristi L’accusa: i clienti costretti a pagare tassi esosi e a fornire tante garanzie
Di Cristina Genesin

Rischia il processo per usura, con l’aggravante di aver commesso il fatto nell’esercizio dell’attività bancaria e a danno di imprenditori: è Guerrino Pegoraro, 63 anni di San Giorgio delle Pertiche, prima ex vice-direttore generale di Bcc (Banca di Credito Cooperativo) dell’Alta Padovana con sede a Capodarsego (dal 2004 al 2008), poi direttore generale dell’istituto (dal 29 settembre 2008 al 31 gennaio 2011). A chiedere il rinvio a giudizio la procura di Padova in seguito alla denuncia presentata da due clienti dell’istituto, F.S. e M.S., padre e figlio immobiliaristi della zona, firmatari di contratti relativi all’accensione di 5 mutui o fidi, tra il 2005 e il 2011, per una somma complessiva di 6 milioni e 205 mila euro. Mutui e fidi erogati a tassi superiori alla cosiddetta soglia di usura, nonostante le enormi difficoltà finanziarie delle vittime che avevano disperato bisogno di liquidità per pagare i debiti di varie società immobiliari.

Sulla richiesta si pronuncerà il gup Mariella Fino nell’udienza preliminare fissata per il prossimo 28 ottobre. Bcc torna di nuovo nell’occhio del ciclone, visto che gli ex vertici della banca già commissariata si ritrovano destinatari di una maxi-richiesta di risarcimento danni per 206 milioni di euro, promossa dai commissari straordinari di Bankitalia prima della scadenza del loro mandato davanti al tribunale di Venezia (sezione specializzata in materia d'impresa). Ma questa è un’altra storia.

Il 26 marzo 2007 F.S. accende un mutuo ipotecario per 3 milioni di euro: G.I., una ditta di sua proprietà, si trova in una situazione prefallimentare; peraltro il titolare ha consistenti debiti ed è proprietario di diversi immobili pluri-ipotecati. La banca lo sa. E, tuttavia, i tassi di interesse che vengono praticati al mutuo risultano del 9,5% (quello nominale) e del 9,75% (quello effettivo) entrambi (per due punti) oltre la cosiddetta “soglia di usura” pari al 7,65%. Tassi esosi destinati a produrre un onere maggiore di 90 mila euro per un prestito che, al 95%, sarebbe stato destinato a pagare debiti. Alla banca non basta: al momento della firma del contratto, vengono pretese una serie di garanzie personali (fidejussioni) e reali (ipoteche), tra cui tre procure a vantaggio di Bcc per la vendita di tutti gli immobili e i brevetti dell’impresa di F.S. Successivamente F.S. stipula un conto corrente ipotecario, che consiste in una forma di finanziamento bancario, assistito da ipoteca, con il quale la Banca mette a disposizione del cliente un affidamento, ossia una determinata somma, su un apposito conto corrente: il prestito è di 2,5 milioni con tassi effettivi tra il 7 e 8% e un maggior onere di 148 mila euro. Poi Bcc concede all’immobiliarista un fido di 350 mila euro a tassi effettivi tra l’11 e il 13% con un maggiore onere di 18 mila euro. Anche il figlio, M.S., è costretto a versare tassi altissimi: per un mutuo ipotecario di 180 mila euro, stipulato il 28 luglio 2006, paga tassi superiori alla soglia di usura di un punto e mezzo, dovendo mettere a disposizione garanzie (fideiussioni e ipoteche) anche di familiari anziani con un maggior onere di 3 mila euro, mentre per un altro mutuo di 175 mila euro del 24 maggio 2005 si ritroverà un tasso oltre la “soglia” di 0,5 punti.

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