Bcc Padovana, maxi richiesta danni

I commissari promuovono una causa da 206 milioni contro gli ex amministratori. Nel mirino crediti erogati senza garanzie
CARRAI..CONFERENZA STAMPA BCC ALTA PADOVANA CAMPODARSEGO CARRAI.
CARRAI..CONFERENZA STAMPA BCC ALTA PADOVANA CAMPODARSEGO CARRAI.

CAMPODARSEGO. Bocciata dai soci quando ancora si poteva dare un segnale di discontinuità ma promossa davanti al Tribunale di Venezia (sezione specializzata in materia d’impresa) dai commissari straordinari di Bankitalia prima di terminare il loro mandato. È così che gli ex vertici della Bcc Padovana sono chiamati a giudizio su una maxi richiesta danni da 206 milioni di euro.

I commissari, alla fine dello scorso dicembre, hanno depositato un’azione di responsabilità da 206 milioni di euro nei confronti dei componenti del passato consiglio di amministrazione. Si parla della gestione legata alla presidenza di Leopoldo Costa. La causa riguarda 99 operazioni tra concessioni di mutui, fidi e affidamenti rilasciati a partire dal 1998 a 48 clienti che mostrerebbero «inescusabili carenze di istruttoria e di documentazione spesso davvero grossolane» oltre al fatto che «tempi dedicati all’esame delle singole pratiche sono indicativi di un voto del tutto acritico dei presenti».

I consiglieri coinvolti nell’azione di responsabilità sono Leopoldo e Mario Costa, Gianfranco De Checchi, Amelia Fiorenzato (imprenditore, a lungo presidente della delegazione di Confindustria Padova del Camposampierese), Galdino Bonetto, Francesco Coletto, Danilo Don, Sergio Vedovato, Graziano Agostini, Ambrogio Guido Pedrina, Silvio Saccon, Morena Mazzon, Alessandro Valente, Walter Luigi Baldassa e Teddi Cavinato a cui si aggiungono i sindaci Oscar Pieretto e Roberto Ballardini, il dg Guerrino Pegoraro. Nella lista anche l’ex dg Maurizio Loro, morto il 7 aprile scorso.

I commissari – che con la fusione per incorporazione della Padovana in Bcc di Roma hanno terminato il loro mandato – si sono mossi dopo aver messo sotto la lente 99 finanziamenti (dal 1999 al 2009) a 48 clienti erogati, secondo le accuse, senza le necessarie garanzie. In alcuni casi anche «nonostante i pareri contrari dei funzionari della Bcc». Un aspetto, quest’ultimo, che secondo i commissari denota quantomeno «una grave negligenza nei controlli sulla effettiva capacità del soggetto e sulla consistenza delle garanzie, se non addirittura un consapevole, ma ingiustificato, favore verso i richiedenti a vario titolo legati a taluni dei consiglieri».

Più che sul merito creditizio, quindi, i finanziamenti erano legati alla conoscenza personale dei richiedenti.

Nell’elenco delle posizioni sospette risultano i 21 milioni concessi alla Parco del Santo Srl che faceva capo ai fratelli Merlo di Borgoricco; i 18 milioni alla Casabella Snc di Merlo & C; i 19 milioni alla Ca-Zar Srl (altra società fallita); 10 milioni alla Fattoria la Pescheria Srl; altri 10 milioni all’Immobiliare Roberta Srl. Il danno per affidamenti indebiti arriva a toccare i 206 milioni di euro. Va tenuto conto che i soci della Bcc Padovana, prima che fosse intrapresa l’azione legale, avevano bocciato l’azione di responsabilità nei confronti dell’ex Cda. I commissari, evidentemente, hanno ritenuto opportuno procedere per altre vie e ora a esprimersi sul danno toccherà al tribunale. (r.c.)

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