“Bianca come il latte, rossa come il sangue”

Leo (Filippo Scicchitano) ha sedici anni e, come molti adolescenti, non conosce le sfumature. Si divide tra il calcetto e la scuola che vive, naturalmente, come un impiccio se non fosse per la sua Beatrice (Gaia Weiss), una ragazza dai capelli rossi del suo liceo, di cui è perdutamente innamorato. Lei, però, si ammala di leucemia: è l’occasione per Leo di crescere e di conoscere, attraverso la morte e l’amore, le altre tinte di cui si colora la vita. Tratto dall’omonimo romanzo d’esordio di Alessandro D’Avenia, “Bianca come il latte, rossa come il sangue” di Giacomo Campiotti affronta il tema della perdita e del “bianco dell’assenza” attraverso il percorso di formazione del protagonista, in una dramedy (dramma + commedia) che, pur nei risvolti tipicamente adolescenziali, sa anche parlare di Dio per comprendere il dolore e la sofferenza. Campiotti conferma la sua contiguità all’universo giovanile che troppo spesso al cinema si fa macchietta fancazzista o, al contrario, insostenibile disagio. Non sempre riesce ad evitare la trappola del melodramma, ma il film rimane profondamente fresco, grazie anche a Scicchitano che, da “Scialla!” in poi, sta giocando bene le sue carte, a patto che la sua simpatica faccia da schiaffi non lo imprigioni per sempre in un cliché. (m.c.)
Durata: 102’. Voto: **½
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