Bici contromano? Un ginepraio legale

Sono 4.500 passaggi al giorno in 5 strade a senso unico Ivo Rossi: «Il parere ministeriale impone precise misure»
Di Aldo Comello

Ciclabilità diffusa in tutto il centro storico, via libera alle biciclette anche contromano in zone in regime di Ztl o con il limite dei 30 chilometri orari, per esempio in prossimità di scuole.

«Stavamo mettendo a punto questo progetto» spiega l’assessore alla mobilità Ivo Rossi, «si trattava di applicare il doppio senso di marcia per i ciclisti sulle strade a senso unico come avviene in molti paesi europei. Le strade su cui si era appuntata la nostra attenzione erano via San Francesco e via Galilei, via Altinate e via Santa Sofia, via Zabarella, soprattutto per il numero rilevante di spostamenti sulle due ruote. Non c’era però alcun riferimento giuridico a cui agganciarsi. Ora è uscito un parere ministeriale che, però, paradossalmente, ci mette in difficoltà, in pratica ci impedisce di realizzare questo progetto».

Padova è all’avanguardia per la viabilità ciclistica: negli ultimi sei anni altri 95 chilometri. Per quanto riguarda il progetto di eliminare i sensi vietati per la circolazione ciclistica in alcune vie del centro, «attrezzare la viabilità a questo scopo è semplice: segnaletica verticale o corsia». Rossi fa il punto: «Tutto bene, quindi? No, perché il parere ministeriale dà precise misure: le bici possono procedere in senso opposto a quello di marcia solo se l’ampiezza della strada non è inferiore a 4,25 metri. Per esempio, via San Francesco, nel tratto compreso tra l’incrocio con via Santa Sofia e quello con via Galilei, diventa più stretta. Problemi analoghi per via Zabarella e le altre. In caso di incidente si accenderebbe piena responsabilità anche penale in capo al Comune. Io non posso andare contro la legge».

All’annuncio del parere ministeriale che sembrava “liberalizzare” il senso vietato per le bici in centro, l’assessore Marco Carrai ha dichiarato: «Lancio un appello ai ciclisti perché usino mezzi funzionali, bici provviste di freni e fanali». L’appello è sacrosanto tanto più che il patrimonio ciclistico cittadino è piuttosto scassato. Questo dipende però dai “ladri di biciclette”, attività fiorente con 60 mila studenti. Una bicicletta, di media, resta nella disponibilità del possessore originario per circa 2 anni. E questo spiega la tendenza ad usare velocipedi in stato preagonico: il loro aspetto scoraggia le intenzioni furtive.

Che cosa succede sulle strade candidate all’abolizione del senso vietato? Secondo le rilevazioni di Legambiente, in 5 strade a senso unico del centro storico (San Francesco- Galilei; Altinate-Santa Sofia; Barbarigo, Zabarella) si verificano in una giornata 4.500 spostamenti ciclistici in senso opposto a quello di marcia. In via San Francesco nell’arco di una giornata sono circa 5.500 le persone che passano in bicicletta, di queste oltre 2 mila in senso opposto. La direttrice via Altinate-Santa Sofia vede 4 mila spostamenti giornalieri di cui 600 in senso opposto in via Altinate e mille in via Santa Sofia. E poi in via Barbarigo sono consistenti gli spostamenti in direzione Duomo in senso opposto a quello di marcia, circa 500 al giorno. In via Zabarella oltre 3.000 gli spostamenti giornalieri: la strada è diventata strategica dopo il divieto di passaggio alle bici sulle Riviere, deciso dal Comune dopo una serie di rovinose cadute provocate dalle rotaie del tram.

L’associazione ambientalista porta anche l’esempio di Reggio Emilia e Ferrara dove la liberalizzazione dei sensi vietati per le biciclette è stata realizzata su strade ben più anguste dei 4 metri e 25. Viene spontanea una riflessione: togliere il divieto su queste strade non farebbe altro che ufficializzare una situazione già esistente dal momento che il divieto viene costantemente violato tanto da cancellare l’effettività della norma. E, tuttavia, la cautela di Ivo Rossi non è ingiustificata. Il parere ministeriale ha valore normativo? Le disposizioni sono cogenti? Va riconosciuto a Rossi l’impegno nel favorire la mobilità a due ruote, anche se, date le propensioni anarchiche di automobilisti, ciclisti e pedoni, la convivenza non è sempre facile. Legambiente, infine, segnala la sproporzione nel comparto piazze tra la domanda di parcheggio e l’offerta di rastrelliere sicure (data l’imponenza dei furti), cioè che permettano di agganciare con la catena il telaio della bici e non la sola ruota. In totale tra piazza Frutti, Erbe, Signori le bici in rastrelliera sono 155: quelle che restano fuori e vengono sistemate in altro modo 238. La situazione è ancora più pesante in piazzale della stazione.

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