Bikers e centauri a Fontaniva per l’ultimo saluto a Isaia Berton

FONTANIVA. «Porto con me il tuo sguardo innamorato, quando ci siamo salutati per il tuo ultimo viaggio». La fidanzata non ha trovato le forze per leggere la lettera d’addio, ha affidato le parole del dolore che non avrebbe mai voluto a un’amica. Mille persone si sono strette ieri, in un clima sospeso e commosso, per l’addio a Isaia Berton, il 27enne di Fontaniva uscito di strada sabato pomeriggio: gli è stata fatale l’unica caduta in 7 anni di corse in moto. Un ragazzo che amava viaggiare perché amava conoscere, vedere, scoprire. Attorno alla bara di legno chiaro, note struggenti e il suono dei motori che gli hanno regalato tanti attimi di libertà e bellezza. Isaia è morto il giorno in cui lui ed Elena festeggiavano i 5 anni insieme, anni «in cui il nostro sentimento è cresciuto, impegnati ad affrontare le difficoltà, ma senza paura. Dopo tanta strada percorsa insieme i nostri passi cadevano uguali e rendercene conto era una gioia. Di te amavo la gentilezza e la bontà, sono le tue virtù che mi hanno fatto innamorare. Solo una cosa era più sensazionale della tua gentilezza: il tuo sorriso grande».
«Porto con me il tuo sguardo innamorato quando ci siamo salutati per il tuo ultimo viaggio. Ora ti immagino lassù a scorrazzare tra le nuvole con la tua moto, con papà Natalino seduto sul sellino che fino a poco tempo fa occupavo io». Un compagno di viaggio lo ha ricordato tenendo in mano una chiave a brugola: «Ho avuto la fortuna di vivere chilometri e chilometri in tua compagnia, quanti tornanti, quanti giorni e anche quante notti a macinare lunghe distanze. Perché la nostra è fame di conoscere nuove cose, guai se ci perdevamo. È partito tutto da una chiave a brugola, che custodisco sempre sotto la sella e che ha serrato tante viti e tante vite. La moto ci ha dato la possibilità di conoscerci, ora fatti vedere dallo specchietto sennò ci fermiamo».
Don Gianni, nell’omelia, ha sottolineato il carattere di “combattente” in una vita «messa a dura prova con la morte del papà. I suoi datori di lavoro hanno confidato che non è misurabile quanto lui abbia donato loro in termini di umanità, generosità e calore in appena due anni». E in ogni sguardo, nelle lacrime, nel cartellone con le foto, nei biglietti sulle moto, passa l’emozione di un giovane in grado di creare amicizie forti e genuine con quel «sorriso grande e gentile, il sorriso di Isaia»
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