Bimbi maltrattati, i danni sono per sempre

INVIATA A ROMA. Non è una questione di disagio. I bambini che subiscono maltrattamenti e abusi sono esposti a danni fisici e neurologici oltre che psicologici. Con gravi conseguenze sullo sviluppo del cervello e delle capacità cognitive. È questo dato che ha ispirato il convegno “Maltrattamenti e abusi sui minori: una questione di salute pubblica”, promosso da Terre des Hommes e svoltosi ieri a Roma, nella biblioteca del Senato. L’Azienda ospedaliera di Padova, con l’equipe della professoressa Paola Facchin e della dottoressa Melissa Rosa Rizzotto - con loro ieri il direttore generale Luciano Flor - ha portato l’esperienza del Centro regionale per la diagnostica del bambino maltrattato istituito nell’ambito del Dipartimento di Pediatria. Insieme all’ospedale Regina Margherita di Torino, il Policlinico di Milano, l’Azienda ospedaliero-universitaria Meyer di Firenze e l’Azienda ospedaliero-universitaria Giovanni XXIII di Bari costituisce la rete nazionale dei centri per i maltrattamenti sui minori. Il dossier presentato da Terre des Hommes con i dati dei 5 ospedale raccoglie i casi di 3 mila bimbi vittime di maltrattamenti in 5 anni. Dopo i saluti del presidente del Senato Pietro Grasso e l’introduzione del tema da parte di Federica Giannotta di Terre des Hommes, i responsabili delle diverse equipe invitate al convegno hanno illustrato i risultati della loro attività. La professoressa Facchin ha scelto un approccio diretto, pratico: «Bisogna far vedere di cosa parliamo altrimenti sembra sempre che si tratti di disagi più o meno indistinti».
La carrellata di immagini scelte dalla professoressa dell’Azienda ospedaliera ha lasciato poco all’immaginazione: cervelli di bimbi di dieci mesi vittime della sindrome da scuotimento con evidenti “buchi neri”, veri e proprio vuoti di materia. Lesioni che hanno interrotto la crescita e i collegamenti fra neuroni. Midolli spinali lesionati. «Sono esempi che dimostrano come quello dei maltrattamenti sia un problema serio, di salute, con implicazioni non solo neurologiche ma anche fisiche. Dobbiamo sensibilizzare su questo tema per rendere sempre più precoci le diagnosi e sviluppare trattamenti specifici». Gli oltre 500 casi trattati dal 2011 al 2015 a Padova non sono che la punta di un iceberg di un problema molto più diffuso ma ancora difficile da far emergere. «Spesso mancano le competenze per la diagnosi» conferma la professoressa Facchin, «ci sono bambini che arrivano da noi con la diagnosi da maltrattamenti, si tratti di sindrome da scuotimento, trascuratezza, violenza assistita fino all’abuso sessuale, anche dopo dieci accessi al pronto soccorso o altre forme di controllo medico». Questo è uno dei motivi per cui il Centro dell’Azienda ospedaliera padovana è impegnato a creare una rete con gli altri ospedali della regione. E quando non è il piccolo paziente che può venire a Padova, è l’equipe padovana che va in trasferta, con pediatri, medici di comunità e psicologi. «È soprattutto una questione di cultura che dobbiamo affrontare» ha concluso il direttore generale Flor, «diffondere le buone pratiche, la consapevolezza e la condivisione degli obiettivi, portando quello dei maltrattamenti fra i temi di più stretta attualità. Il problema, di cui emerge soprattutto la dimensione psicosociale deve essere trattato sempre nei suoi aspetti clinici».
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