«Boicottare Napolitano», l’appello dei falchi leghisti

VENEZIA. L’insofferenza dei falchi leghisti verso il presidente della Repubblica, accusato di aver determinato l’ascesa del premier Monti e la conseguente estromissione del Carroccio dall’esecutivo, trova sfogo sulla pagina Facebook di Mara Bizzotto, europarlamentare vicentina di inossidabile fede bossiana. «Dimostra la tua indignazione, quest’uomo ha tradito la Patria e agito incostituzionalmente», recita il manifesto. L’uomo in questione è Giorgio Napolitano, ritratto nel suo studio al Quirinale. L’attacco ( postato da tale Marina Bibi Dalla Costa e non rimosso dalla parlamentare di Bruxelles) si conclude con un invito perentorio: «Boicotta il discorso del 31 dicembre, basta ascoltare bugie».
Non sappiamo se l’onorevole Bizzotto condivida l’appello anti-Napolitano. Certo vi aderiscono con entusiamo gli «amici» autori dei commenti on line, compatti nell’imputare alla regia del Presidente il sovvertimento del voto popolare attraverso la caduta del Governo Berlusconi e l’arrivo dei detestati Professori a Palazzo Chigi. Non si tratta, comunque, di invettive isolate. Tra i militanti della Lega cresce l’insofferenza verso i nuovi governanti, addidati ogni giorno dalla «Padania» come i portavoce delle banche e della finanza internazionale, estranei e ostili ai bisogni popolari. Peggio: alfieri del centralismo romano che soffoca il Nord con tasse e burocrazia, «nemici giurati» - insomma - del sospiratofederalismo.
Parole forti che si caricano di slogan secessionisti - sempre più ricorrenti nel partito dopo il ritorno all’opposizione - e che, forse, susciteranno un qualche imbarazzo negli esponenti istituzionali dal fazzoletto verde. E’ il caso di Luca Zaia, il governatore del Veneto, che cita spesso Napolitano come modello di stile politico. E dello stesso Flavio Tosi, il sindaco di Verona che ha accolto a più riprese nella sua città il Capo dello Stato, tra Inno di Mameli e tricolori al vento.
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