Breda di Padova, il grande saccheggio senza colpevoli

Prosciolto anche l’ultimo imputato, Cibin: per l’ex segretario-direttore della fondazione è scattata la prescrizione
Cristina Genesin
TOME -AGENZIA BIANCHI-PADOVA - VILLA BREDA
TOME -AGENZIA BIANCHI-PADOVA - VILLA BREDA

PADOVA. Fondazione Breda, ultimo atto a 13 anni dall’operazione della procura padovana che il 27 marzo 2008, con tre arresti e una sfilza di nominativi finiti sotto inchiesta, aveva squarciato il velo sulla “svendita” e discutibile gestione del patrimonio dell’ente, tra cui l’ospizio e l’ippodromo Padovanelle di Ponte di Brenta finito all’asta.

Mercoledì si è chiuso in via definitiva il procedimento penale a carico dell’ultimo imputato rimasto in campo, l’ex segretario-direttore della Breda Michelangelo Cibin, 70enne di Treviso. Prescritte tutte le accuse. E senza nessuna valutazione di merito, il tribunale (presidente Vincenzo Santoro) ha chiuso il caso con una sentenza di proscioglimento per intervenuta prescrizione perché è passato troppo tempo. E, per legge, non può più essere esercitata l’azione penale.

Cibin (difeso fin dall’inizio dell’indagine dalla penalista Paola Rubini e non presente in aula) era chiamato a rispondere di sette contestazioni per i reati di abuso d’ufficio, corruzione, falso ideologico, turbativa d’asta e peculato.

Nella sua veste di amministratore della fondazione Breda era accusato di essere stato l’artefice di una serie di vendite sottocosto di alcuni beni dell’ente (ex Ipab, istituto di assistenza e beneficenza), grazie alle perizie redatte da un professionista.

Come il terreno di oltre 32 mila metri quadrati venduto a un’impresa di costruzioni (la Costruzioni Forte) per 3.150. 000 euro contro un valore di almeno 4 milioni di euro. Il tutto senza il parere della Regione che avrebbe dovuto preventivamente autorizzare la vendita di qualsiasi tipo di bene di proprietà di un Ipab.

Ancora, nel marzo 2005 un altro imprenditore aveva ceduto alla Breda le quote societarie dell’immobiliare Vi-Ovest, gravata da un mutuo e proprietaria di due stabili al grezzo e da ristrutturare, in cambio di un terreno di oltre 66 mila metri quadrati, sempre situato a Limena, valutato oltre 10 milioni di euro.

Infine sotto accusa era finito il project financing, deciso dai vertici della fondazione, che consisteva nell’acquisto a Saccolongo dal costruttore Caporello di un immobile con un centro di cottura per 2. 850. 000 euro (valore reale di 516 mila euro per il primo e di 133 mila per il secondo). In cambio – era la tesi della procura – l’imprenditore avrebbe ceduto quote occulte di una società al figlio di Cibin.

Nel processo di primo grado, tuttavia, il procedimento a carico di Cibin viene sospeso a tempo indeterminato per gravi motivi di salute, mentre prosegue per gli altri tre principali imputati. Così nell’aprile 2012 l’allora pm Paolo Luca conclude la sua requisitoria osservando che «si è defraudato l’ente di un patrimonio che avrebbe dovuto garantire assistenza alle persone deboli».

E nell’aprile 2014 il magistrato incassa le condanne (da 5 a 2 anni) per l’allora consigliere della fondazione (con delega agli appalti) Sergio Scalisi, l’imprenditore Federico Caporello e il geometra Stefano De Cia. Nel novembre 2014 la Corte d’appello di Venezia ribalta la sentenza: tutti assolti con annullamento del risarcimento stabilito a favore della fondazione Breda. Nessun illecito: la fondazione non è stata svenduta o spolpata. Il motivo? Le accuse trovavano fondamento nelle dichiarazioni di un ex socio di uno degli imputati (Caporello). Dichiarazioni qualificate come inutilizzabili in secondo grado, sulla base di alcuni rilievi tecnico-giuridici. La pronuncia è confermata in Cassazione.

Intanto periodicamente davanti al tribunale di Padova (con una composizione destinata a cambiare negli anni) torna in aula l’imputato Cibin che, tramite la difesa, presenta documentazione medica da cui emergono le sue precarie condizioni di salute. Si susseguono e rinnovano i rinvii: l’ultimo nel gennaio scorso quando i giudici, accertando che a marzo 2021 sarebbe scattata l’ultima prescrizione, fanno slittare l’udienza al 28 aprile 2021 per chiudere del tutto l’amara vicenda. —
 

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