Business facile a Montagnana e Monselice

Candidate a diventare “Aree di crisi non complessa” dove saranno previsti incentivi per le aziende che vorranno investire
Di Nicola Cesaro

MONTAGNANA/MONSELICE. Montagnana e Monselice sono ufficialmente candidate a diventare Aree di crisi non complessa. Aree in cui le imprese potranno investire con importanti agevolazioni dallo Stato, rimediando così - o almeno si spera - a una recessione economica che continua ormai da anni. Su richiesta della Regione Veneto e con il quasi sicuro e imminente ok del ministero dello Sviluppo economico, dunque, i Sistemi locali di lavoro (Sll) del Montagnanese e del Monselicense otterranno la "certificazione" che queste aree sono tra le più economicamente disagiate del Veneto. E che vi si possono applicare le misure fiscali previste da un regime privilegiato. «Ci stavamo lavorando da tempo» commenta soddisfatta la deputata democratica Giulia Narduolo «Non era scontato che i sistemi di Montagnana e Monselice la spuntassero su altre realtà. Il rischio, ad esempio, era che venisse privilegiata quella di Badia Polesine».

L'area che la Regione ha candidato va dal Montagnanese al confine con il Veronese e il Vicentino e con alcuni Comuni collinari come Arquà Petrarca e Baone. «Essere area di crisi non complessa non frutta un finanziamento annuo o un pacchetto di risorse predefinito, ma permette alle aziende che vogliono insediarsi, o differenziare la propria attività, di ottenere importanti finanziamenti e agevolazioni». Si parla di investimenti che possono essere coperti da fondi ministeriali anche fino al 75% del totale.

«Il Ministero prevede tuttavia coperture economiche solo per particolari settori» specifica la Narduolo «È esclusa ad esempio la siderurgia. Il mio parere? Spero si investa molto nel settore turistico, nella manifattura innovativa e nell'agroalimentare. E confido che non si punti su altro, come il business dei rifiuti. Non vogliamo aziende che vengono a rapinare gli incentivi dedicati alla Bassa e che poi tra qualche anno spariscono».

«Questa è un'opportunità concreta per lo sviluppo della Bassa, area messa a dura prova da otto anni di crisi» commenta Marta Zillo, presidente della delegazione atestina di Confindustria «È un territorio che ha competenze, voglia di intraprendere, grande capitale umano e qualità di vita. La decisione della Regione accoglie le aspettative delle nostre imprese. Gli imprenditori sono davvero pronti a fare la loro parte. Serve tuttavia una mobilitazione con le istituzioni per portare qui servizi efficienti, infrastrutture, semplificazione amministrativa».

Il mancato completamento della Sr 10, ad esempio, potrebbe scoraggiare nuove aziende a investire nella Bassa.

Christian Ferrari, segretario generale della Cgil Padova ricorda come questo traguardo arrivi anche grazie «alla mobilitazione dei lavoratori delle cementerie e in generale alle battaglie in difesa dell'occupazione che i sindacati conducono da anni. La Bassa sta vivendo una desertificazione industriale, con i tassi di disoccupazione peggiori della provincia. Per quanto tempo si è parlato della necessità di immaginare per questo territorio un nuovo modello di sviluppo. Ora è giunto il momento di passare dalle parole ai fatti. L'occasione non va persa perché difficilmente se ne ripresenterà un'altra», ha chiuso il sindacalista, auspicando un ruolo attivo delle istituzioni.

«Metteremo a disposizione la struttura comunale per investire sul territorio grazie a questo strumento. Ricordiamo che anche i programmi di investimento per la tutela ambientale sono ammissibili, al fine di innalzare il livello di tutela ambientale e ottenere una maggiore efficienza energetica», è l'intervento di Roberta Gallana e Aurelio Puato, sindaco e vicesindaco di Este.

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